Si intitola “AcidaBasicaErotica” questo nuovo bellissimo disco di UNA, al secolo Marzia Stano, che coniuga la bellezza del pop di matrice digitale con la sensibilità inarrivabile di donna che guarda il mondo con un acume che rende velenosa la lingua e la sua parola. Una produzione ANALOGICA su nastro Telefunken dove la nostra ha suonato tutti gli strumenti e dove si sono rese poi preziose le tante collaborazioni che hanno collaborato, dal padre Mimmo Stano alle percussioni come ancora citiamo le To/Let, il duo femminile di street art, la canadese Frennie Holden del duo Rap “Random Recipe”, e poi ancora Phill West MC e Dub Master Maltese e il DJ esordiente “Opposit”. A chiudere i crediti, fanno capolino la collaborazione storica di Gianni Masci, la compagna della Stano e le socie del collettivo “Elastico faArt”. Dopo le dovute citazioni d’ufficio facciamo girare questo disco che non la manda a dire cercando di emancipare il ruolo della libertà individuale, della personalità e dell’unicità, della sessualità facendo mostra sicura del proprio io, parlando anche di “politica” in senso romantico e letterale come anche del declino sociale che troppo spesso soffoca le ricchezze su cui invece dovremmo tornare a puntare le attenzioni mediatiche. UNA pubblica un disco oltre che bello direi anche importante. E non a caso, nel suo quotidiano, è insegnante di scuola. Ecco dunque un disco che ha un forte retrogusto di positiva energia identificativa, di tutti e non solo del singolo. In un suono che calca scene ormai sdoganate si eleva la personalità di un’artista che forse ad oggi sfoggia una piena maturità estetica e letteraria. Basti fermarsi sul bellissimo video di lancio del singolo “La chimica”. Pare forzato e paradossale dirlo oggi in piena anarchia di informazione, ma sembra davvero che opere del genere siano ancora di fortissimo impatto per il comun pensare ormai omologato senza via di uscita.
Ci piace sottolineare questo parallelo secondo noi importante. Insegna di scuola ma anche cantautrice. Chi ispira cosa? L’insegnante riversa sulle canzoni o le canzoni insegna il mestiere di professoressa?
Credo siano due ambiti che si nutrono della stessa linfa vitale, il piacere di trasmettere e contemporaneamente il bisogno di comunicare.
Perché dici che “AcidaBasicaErotica” è un disco da vedere?
I testi di questo disco sono pregni di immagini, mentre scrivevo visualizzavo dettagliatamente personaggi, luoghi ed emozioni e probabilmente è questa la ragione per la quale molti l’hanno associato al linguaggio di una serie, in cui ogni canzone è una storia/puntata a se stante ma legata indissolubilmente alle altre da un fil rouge molto sottile.
Molti i temi che tratti in questo disco che oserei definire sociale. Gli Hikikomori sicuramente rappresentano il fenomeno che più mi ha interessato e sconcertato per alcuni versi. Esiste ancora? Che esperienza hai raccolto in merito?
Purtroppo è un fenomeno in crescita anche in Italia, in Giappone sono ormai milioni i casi di sindrome da H ed è un dato destinato ad aumentare se non si agirà in fretta sulle cause che conducono migliaia di ragazzini ad isolarsi dal mondo intero, decidendo di vivere di fronte allo schermo di un computer.
Forma canzone pop, elettronica ma anche quel particolare gusto che proviene dalla provincia e dai quartieri meno agiati. O almeno è questo quello che mi arriva. Non so se lo trovi corretto ma di sicuro mi viene voglia di chiederti: è dalla provincia che dobbiamo aspettarci la rivoluzione?
Le periferie e le province delle grandi città sono sempre state incubatrici di esperienze artistiche rivoluzionarie, forse perchè c’è meno distanza tra pubblico e artista, c’è più contaminazione, multiculturalità, curiosità e spontaneità. In questo disco ci sono diverse collaborazioni di artisti che vengono da paesi diversi, Irlanda, Canada, Malta, Puglia. Registrato in tre mesi tra Anzola dell’Emilia e Molfetta, rispettivamente la provincia di Bologna e la provincia di Bari, influenze arabe, techno francese, citazioni elettro-cumbia, dance e hip hop. Afa e zanzare.
In “Baci a Vanvera” le percussioni sono suonate da mio padre e i cori di amiche passate a salutarmi in studio. Anche questo lo rende un disco di strada più che un disco da salotto
Per chiudere: UNA dopo questo disco. Liberazione di se stessa per vivere a pieno se stessa o semplice manifesto per aiutare gli altri ad essere ciò che sono? Insomma: un disco personale o socialmente utile?
Entrambi, ma anche un disco che faccia venir voglia di fare l’amore