Un disco sociale che però viene dai Balcani, intesi come immaginario collettivo di pirateschi andamenti, di rituali popolari, di canti e tradizioni di quartieri. E poi gli strumenti, gitani direbbe qualcuno, bohémien aggiungerebbero altri. Di sicuro dal video di lancio “Denaro” possiamo tirar fuori tutti i tratti di questo nuovo lavoro dei NUJU, calabresi emigrati nel nord che però alla loro terra tornano e dedicano tanto, a loro modo si uniscono alla lotta contro la mafia. Oggi esce per MANITA Dischi questo “Storie vere di una nave fantasma” e la metafora di questi fantasmi che divengono poi – a mio modo di leggere – i cattivi potenti che tramano sotto banco, in silenzio, trasparenti, senza lasciare tracce scontate. Fantasmi appunto. E i Nuju implorano in queste canzoni che somigliano a litanie ben ritmate (la voce più di ogni cosa), pregano che si resti umani in fondo e non solo di fronte alle disgrazie del mare come nella struggente “Arrivando dal mare”. Che poi la musica dei NUJU è musica di sole e di bella stagione, è musica da danzare, da fuochi accesi e riti propiziatori. E cosa c’entra poi questo video del singolo “Denaro” con un’animazione grafica? Beh è l’altra faccia del disco. Anzi le altre facce. Quelle che ha disegnato per tutti noi l’artista Lorenzo Menini, allegando al disco anche una tavola originale, una per ogni canzone. Quante facce ha il sole di questa terra…
I Nuju sono figli di questo tempo o sono ancora ad un passato che sperano di raggiungere di nuovo? Mi incuriosisce sempre questo aspetto quando sento dischi assai classici nella produzione…
I Nuju sono degli uomini di quasi quarant’anni che hanno avuto una formazione musicale negli anni ’90, durante l’adolescenza, quando tutto ciò che si segue diventa fonte di apprendimento costante. Se partiamo da ciò, siamo sicuramente classici, o “vecchi”, è uguale per noi, ma siamo anche figli di questo tempo, perché continuiamo ad ascoltare musica e, soprattutto, a produrla.
Noi non vogliamo raggiungere un passato, né speriamo che il passato torni, perché la prima cosa che ci interessa è esprimerci, completamente slegati da quelle che sono le mode passeggere del momento. Noi abbiamo una formazione che affonda le radici nel rock e nella musica d’autore, nel suonare degli strumenti che diventino una continuazione del corpo, vivendo i concerti fisicamente.
Utilizziamo anche noi le nuove tecnologie legate alla musica, ma mal ci vedremmo a fare della trap o dell’indie-pop, perché non è il linguaggio che conosciamo meglio. Per i Nuju la prima cosa importante è la verità in ciò che si canta e si suona, senza inseguire per forza la bandiera della musica attuale, snaturando noi stessi e i nostri messaggi.
Chi sono i pirati e i fantasmi secondo voi?
Sono tutti sulla stessa barca, o meglio, navi.
Per noi sia i pirati che i fantasmi esistono e ci ricordano che nella vita c’è bisogno di non arrendersi mai. Infatti i pirati sono tutti coloro che sono sempre all’assalto, per cercare di cambiare il mondo circostante, grande o piccolo che sia, mantenendosi liberi intellettualmente. I fantasmi, invece, sono tutti quelli che hanno perso la vita, ma che con le loro piccole imprese quotidiane ci ricordano ciò che è giusto fare, che ci hanno lasciato una via da seguire. Uomini e donne che con il loro esempio di coraggio hanno lasciato un segno nella nostra società e che meritano che la loro storia sia raccontata, come Anas Al Basha, il clown di Aleppo di cui abbiamo cantato in “Pagliaccio”. D’altronde i fantasmi rimangono in mezzo a noi fino a quando c’è qualcuno che li ricorda, solo così non moriranno mai.
Ed il “Denaro” secondo voi? Cosa diventerà… ?
Il denaro è sporco. La ricerca ossessiva del denaro è ancora più sporca. Il denaro è la metafora della società odierna che vuole più apparire che essere. Ostentare è diventata una via da seguire per molti ragazzi. Un tempo i contadini e gli operai volevano che i figli studiassero per poter migliorare le proprie vite, per un riscatto sociale. Oggi il riscatto sociale passa attraverso le scarpe e i vestiti costosi o i rolex al polso. Per noi questo è un messaggio sbagliato da dare ai giovani.
La cosa triste è che spesso la musica si fa portavoce di questi messaggi e se ti opponi a queste logiche vieni considerato retrò, un palloso pesantone che fa prediche e non segue i tempi.
Noi Nuju abbiamo la fortuna di lavorare tutti nelle scuole, con i ragazzi, e vediamo come è percepito il futuro, la ricerca di una felicità apparente, figlia dei reality, dei talent e del berlusconismo. Non perdiamo la speranza, però, perché quando i ragazzi esprimono i propri sentimenti, le proprie emozioni, sono con i piedi per terra e riescono a scegliere tra essere e avere o apparire.
Perché una nave fantasma e non una chat di Fb? Domanda assurda forse, o decisamente pertinente…
Anche nelle chat o nelle bacheche di Facebook ci sono i fantasmi. Anzi, siamo tutti fantasmi, perché non esistiamo, sono gli algoritmi che ci governano. Sempre di più oggi si parla di “echo chamber”, del potere che questi social network hanno influenzando le nostre azioni. Noi pensiamo che è meglio lasciarsi influenzare da una nave fantasma, che ha una rotta da seguire perché è stata realmente vissuta dagli uomini. La ricerca di qualcosa di attuale e alla moda, di sentirsi sempre connessi o il più social possibile è forse la più grave malattia dei questa epoca. Tutti lo sappiamo, tutti lo diciamo, ma poi continuiamo a vivere allo stesso modo, perché tanto non ci riguarda.
Infine, sono già tanti quelli che oggi parlano di Facebook nelle loro canzoni, perché dobbiamo farlo anche noi? Solo per essere figli di questo tempo? No, grazie.
I Nuju sono anche arte figurativa. Almeno in questo disco accade questo con le tavole di Lorenzo Menini. Come mai questa scelta?
Collaboriamo con Lorenzo Menini già da un po’ come videomaker. Durante queste collaborazioni abbiamo scoperto il suo talento come fumettista e ci è venuto naturale chiedergli di illustrare l’album come se fosse una graphic novel. Abbiamo chiesto in prestito le sue matite per rappresentare le nostre storie surreali, al limite tra reale e immaginazione. Ovviamente ogni tavola è nata dopo un attento ascolto dei brani, che poi sono stati reinterpretati con forme e colori, creando un intreccio magico di sensi, nel quale vogliamo che l’ascoltato si perda.
Una soluzione buona per questo momento di crisi culturale… secondo voi?
Parlare, esprimere le proprie emozioni, stare in mezzo alla gente.
Smetter ogni tanto di essere iperconnessi e leggere un libro, ascoltare un disco, ma non perché lo fanno tutti e l’algoritmo ce lo consiglia, perché lo vogliamo veramente.
Fermarsi, pensare, scegliere.