Primo progetto dei Muna B nato come B side del percorso artistico di Marco Bellone, voce e colonna portante del progetto. Esce “Sankalpa”, parola che arriva dal Sanscrito e definisce sfacciatamente l’imperativo del voler fare, imperativo della mente e della mano, imperativo dell’anima. “Sankalpa” figlio del rock anni ’90, dai Negrita ai Litfiba, dall’immaginario di periferia a quell’ara velenosa verso una società che si piega contro la cultura e la bellezza. I Muna B hanno il suono ironico e dissacrante, dagli spigoli vivi e mai accondiscendenti…
Primo lavoro dal titolo decisamente singolare. La vostra intenzione qual è? Riuscire, diventare famosi, condividere con il pubblico… oppure generare espressione?
“SANKALPA” è il titolo del nostro ep (e della title track) e in sanscrito significa “proposito”. Da qui siamo partiti per dare una linea al nostro lavoro, che vuole essere una lista di buoni propositi musicali, almeno secondo noi, offrendo all’ascoltatore 6 tracce che rappresentino tutte le diverse sfaccettature del nostro sound, che tocca trasversalmente il rock passando dal funky e dal rock cantautorale. Una sorta di biglietto da visita della band. Tornando alla domanda, su quale sia la nostra intenzione, tra quelle citate sicuramente la condivisione col pubblico, che oggi più che mai risulta essere vitale, specialmente a seguito della pandemia.
Copertina poi anch’essa che non passa inosservata. In queste 4 illustrazioni, se posso azzardarmi, ci leggo dentro l’ironia e la leggerezza del vostro pop rock… o sbaglio?
Non sbagli infatti… premessa: i personaggi della copertina sono stati disegnati dalla mano del nostro chitarrista e l’ispirazione è sicuramente da ricercarsi nell’estetica punk e post-punk di cui siamo frequenti ascoltatori. L’ironia è sicuramente una parte importante, e serve anche ad affrontare alcune tematiche senza appesantire ulteriormente gli argomenti trattati. Una sorta di escamotage per diffondere alcuni messaggi per noi importanti.
E perché questo taglio allegorico, provocatorio sicuramente, ma ironico… anzi “auto-ironico” spesso e volentieri?
Il nostro motto è quello di non prenderci troppo sul serio. Dobbiamo divertirci quando siamo insieme e questo aiuta sia lo stimolo creativo che i tentativi di azzardare soluzioni che altrimenti verrebbero scartate in partenza. Poi, magari, vengono scartate comunque ma almeno ci abbiamo provato e con la stessa leggerezza le cestiniamo. Questa è la premessa da cui è nato il nostro singolo “POP”, una denuncia ironica sull’attuale omologazione del mercato musicale ed artistico, in generale, in cui l’individualità e l’originalità dell’artista lasciano, spesso, spazio a frustranti compromessi.
Dietro la misura del rock esiste una grandissima forma di pop e viceversa. Voi da quale radice venite fuori? Americana o italiana?
Continuando a parlare del brano “POP” il nostro riferimento al genere è da intendersi nella sua accezione più negativa (e un po’ snob) che gli è stata attribuita negli anni accostandolo più genericamente a qualcosa di puramente commerciale. In realtà noi abbiamo grande rispetto del genere pop e molti dei grandi artisti, che hanno rivoluzionato la musica negli ultimi 50 anni, hanno saputo ben conciliare la loro attitudine rock con grandi produzioni Pop… uno su tutti David Bowie. Le nostre radici sono prettamente rock anche se la nostra musica è una giusta sintesi di quelle che sono le propensioni personali di ognuno di noi, che vanno dal classic rock inglese e americano al rock italiano anni ’90, passando anche dall’indie-rock nostrano e dal cantautorato.
Dentro “Pop” lo dite a gran voce qual è lo stato dello showbiz musicale. Oggi secondo voi a cosa serve la denuncia?
Non sappiamo quanto peso abbia ancora oggi la denuncia, in una società che sembra essere stanca di lottare e rassegnata ad accettare tutto e il contrario di tutto. Sarebbe già un grande risultato se riuscisse a risvegliare il pensiero critico soprattutto per le future generazioni.