Lui è Gianluca Suanno, in arte MileSound Bass, performer del suono sintetizzato, programmato, visionario che in grande misura ha saputo restituire un suono e una struttura ad un concetto che di suo ha poco a che fare con il terreno su cui poggiamo i piedi. Non a caso forse sta qui la ragione del titolo: “Everything’s Normal”. Disco di composizioni digitali che hanno molto a che fare con la nuova avanguardia elettronica, lavoro di sperimentazione e di istinto. Siamo oltre i sogni, siamo nelle esperienze extra corporali, siamo dentro una biografia che affronta altro dal se concreto che viviamo ogni giorno. E non poteva aversi un disco diverso da questo che ovviamente indaghiamo con molto molto interesse.
Di sogni si parla. Anzi di esperienze che contornano il semplice sogno. So che l’argomento è immenso ma se ti chiedessi una sintesi?
Il sognatore, che viene guidato dalla musica nel viaggio onirico, all’inizio è confuso e non sa se quello che sta vivendo è la realtà o un sogno [01 Are We Still Dreaming?].
Superata la fase di incertezza e confusione, il viaggiatore/sognatore può finalmente entrare in una condizione di sogno lucido, una condizione di consapevolezza del stare sognando e controllo del proprio sogno, influenzandone il corso [02 Lost In A Lucid Dream].
L’esperienza del sogno lucido è intensa e totalizzante ma rischia di far scivolare il sognatore nel limbo delle paralisi notturne. Occhi aperti, corpo paralizzato e la sensazione di una presenza estranea minacciosa incombe sullo sfondo. Il viaggiatore può svegliarsi ma ricadere nuovamente è più facile del previsto [03 Sleep Paralysis].
Durante il giorno puoi anche far finta di nulla ma le paranoie si faranno vive di notte, in un modo o nell’altro. L’impossibilità di muoversi e le allucinazioni delle paralisi notturne generano irrequietezza e paranoia [04 Paranoid Dream(er)].
Il sognatore prova a svegliarsi per interrompere il viaggio, ma non sa di essere rimasto intrappolato in quelli che vengono chiamati i “falsi risvegli”. Si tratta di un loop infinito di sogni, che sembrano così reali da trarre in inganno il viaggiatore, il quale pensa finalmente di essersi svegliato, per poi capire di trovarsi nell’ennesima esperienza onirica [05 False Awakenings].
Sono tutte esperienze comuni all’onironauta, che però ogni volta si ritrova a domandarsi: sono davvero normali? [06 Everything’s Normal].
Al mattino, il viaggiatore, memore delle avventure notturne, si prepara ad affrontare l’altra vita, quella del giorno, della veglia [07 After The Night].
Ed una sintesi di tue esperienze personali? È possibile?
Ho cominciato a vedere cose strane 20 anni fa in un periodo di forte stress. Non ho più smesso di vederle.
Ho impiegato circa un anno per ricercare delle informazioni utili e per sperimentare costantemente. Alla fine ho scoperto che quello che stavo vivendo – almeno nei primi mesi di esperienze stramboidi – si trattava di allucinazioni notturne. Un mix di terrore e allucinazioni principalmente uditive e visive. Gli occhi sono aperti e il sogno si sovrappone al contesto. Il problema è che tutto il resto, ma proprio tutto il resto è in standby. Non potendoti muovere – e quindi liberare – sale l’ansia. Tolta l’ansia infinita, le allucinazioni sono indubbiamente interessanti, cose che si sciolgono, luci che si avvicendano, voci che non esistono. Un viaggio da gustare con i pop corn in mano.
Documentandomi mi sono successivamente imbattuto nei sogni lucidi. Ho studiato le tecniche per sperimentarli e alla fine, negli anni, mi sono organizzato per avere il modo di operare. Camminare non si può, ma fluttuare si, d’altronde le gambe sono bloccate mentre si sogna. Capire di stare sognando non basta e talvolta ti riporta dentro il sogno classico. Ogni notte bisogna allenarsi per aumentare il tempo del viaggio e per addentrarsi sempre più nel profondo, anche per ore. A quel punto, ritrovare la strada per uscirne può risultare non semplicissimo. Una delle sensazioni che ricerco quando posso è quella di attraversare le pareti, sento il mio corpo che ci passa dentro, dalla testa ai piedi, una sorta di terremoto interno che scuote la stabilità della lucidità. Dall’altra parte della parete devo tornare a concentrarmi altrimenti cala il sipario.
Mi è capitato di svegliarmi, prepararmi, andare a lavorare e stancarmi come è normale che ci si stanchi a lavoro per poi ritrovarmi dopo ore di nuovo a letto e dovermi alzare per andare a lavoro. Magari più di una volta, prima di andarci veramente.
Sono stato schiacciato dalla gravità onirica mosso da vortici che spingevano sotto terra, e solo a quel punto svegliarmi. Non saprei neanche che esperienze siano o come si chiamano. Come queste ne ho avute tantissime che tuttora non so classificare.
Vedo tante cose strane mentre gli altri dormono ma alla fine ogni cosa strane è normale a mamma sua.
E tutto questo quanto ha inciso sul suono? Non tanto la scrittura ma mi riferisco proprio alla pasta sonora…
Quando ascolto della musica in un sogno cerco di freezare tutto in modo da avere il loop più ampio possibile con le energie che possiedo in quel momento. Quando apro gli occhi registro con il cellulare tutto quello che posso sperando sempre che la voce rauca del risveglio non renda inutile tutto lo sforzo del ricordare. Molti mondi sonori del disco arrivano dal quel mondo onirico.
E perché questo richiamo agli anni ’90?
È un processo di ascolto che dura da anni e anni. Ascolto tante cose ma spesso quelle che mi appassionano di più arrivano da quegli anni. Questo mi porta a prediligere synth e drum machine del periodo 80-2000 e a mischiarne i suoni con il presente.
Esiste un brano più di altri che rappresenta tutto questo?
“Are We Still Dreaming?” è la prima traccia che ho pensato ormai tanti anni fa, la base di tutto il resto. Il disco è il risultato di anni di lavoro e alcuni brani sono stati scartati. Sicuramente un giorno li riprenderò in mano per ricrearli e dargli nuova vita.