Vince facile con l’immagine Marco Cignoli, conduttore televisivo pavese che approda alla musica rispolverando tanto del suo passato, delle sue prime scritture… probabilmente proprio l’attività di giornalismo e l’incontro con la trasparenza delle anime impegnate nell’espressione, ha dato il quid al nostro per uscire da un’alcova di sicurezza. Ed ecco “Coccodrillo bianco”, lunghe e storiche citazioni per un disco che porta con se la leggerezza del pop e la semplicità lirica e melodica da restituire alla vita quotidiana. Belle sensazioni di pulito in un disco che sa anche come rendere sopportabili temi davvero viscosi.
Se i coccodrilli bianchi sono divenuti bandiera contro l’ipocrisia sociale, per te cosa significano?
I coccodrilli bianchi sono coloro che, spesso incompresi, preservano sensibilità, empatia ed accoglienza e al contempo rifiutano il decadimento politico e sociale. Io mi sono sentito “coccodrillo bianco” soprattutto da adolescente: non avevo gli strumenti per manifestare il mio disagio interiore, ma nessuna “istituzione” intorno a me ha avuto la sensibilità di comprendere l’essenza del mio malessere. Scuola, famiglia… nessuno. È un processo che ho dovuto affrontare in solitudine, con l’aiuto degli amici, della creatività e, molto più avanti, della terapia.
E quanti colori ti porti addosso? Sai che li ritrovo anche dentro questo disco?
Mi porto addosso i colori vivaci della natura, delle bellissime colline pavesi in cui sono cresciuto. Poi c’è la creatività, che è il regno di tutti i colori e ti regala il passaporto per una libertà emotiva ed espressiva che non ha eguali.
E nello specifico, il colore per te cosa rappresenta?
Se penso ai colori, la prima parola che mi viene in mente è “immaginazione”. La mia infanzia reale è stata caratterizzata da colori più scuri, ma grazie alle mie passioni artistiche riuscivo a immaginarmi un universo parallelo più leggero, tranquillo e, appunto, colorato. Oggi, da “coccodrillo” di colore neutro, per citare il titolo del disco, vivo i colori come un’opportunità per “sporcarsi” di nuove esperienze, per transitare verso nuove consapevolezze.
Un disco da cantautore oggi… da cantautore come la vedi?
Lo vedo come una necessità che non smetterà mai di esistere, a prescindere dalle regole e dalle mode imposte dal mercato. Ci sarà sempre un ragazzo o una ragazza chiuso nella propria stanza, carta e penna, oppure cellulare e chitarra, preso dalla voglia di scrivere e comporre. Oggi, poi, è anche più semplice distribuire la propria musica e condividerla con il mondo. Allo stesso tempo ho un rispetto gigantesco per gli interpreti: cucirsi addosso i testi degli altri può essere complesso.
E da giornalista che conosce poi la scena e le sue immense “ipocrisie” (tanto per restare in tema)?
In questi anni di lavoro nel mondo dei media e dello spettacolo mi sono sempre circondato di persone prima di tutto amiche. Sono stato il più lontano possibile dalle ipocrisie, dai compromessi, da chi ti vuole trasformare in ciò che non sei. Certo, si paga il prezzo, magari si lavora meno o non si ottiene successo, ma non importa.
Bellissimo questo video… ce lo racconti?
Per il video di “Invece scrivo canzoni” abbiamo semplicemente voluto divertirci. Fabio Cotichelli, regista del video, ha avuto l’idea di realizzare la parodia di un talent show. Tra i concorrenti ci sono personaggi sui generis, che sul set hanno fatto di tutto tranne che prendersi sul serio. Per me è stato fantastico perché per la prima volta ho potuto interpretare quattro personaggi, ovvero i tre giudici e il cameraman, quindi travestirmi, smettere i panni del cantante che si limita a fare il playback e diventare qualcun altro. È stata una delle giornate più entusiasmanti di questo 2021!