Cosa c’è oltre? Che già scoprire cosa c’è dietro è una bella impresa. Qui andiamo oltre. Andiamo “Oltre le quinte” della scena, della vita, dell’uomo che ci cammina accanto. Andiamo oltre in una musica che paradossalmente oltre non va restando invece ancora in un pop d’autore secondo la più bella e attuale tradizione italiana. Luca Bash pubblica questo nuovo disco che va ascoltato con attenzione in ogni angolo del suo incede, con un suono pulito e misurato, con soluzioni di mestiere e tanto istinto per quanto il disco non abbia una conduzione artistica omogenea. È importante capire come ognuno dei musici siano corsi a dare il loro, e mettere note e pensieri, a volte colori marcati, altre volte solo un segno di interpunzione. Quindi andare oltre non significa per forza rivoluzione. E questo concetto, nel pop di Luca Bash è assolutamente vincente.
Un disco che mi piacerebbe raccontare con la parola “spirituale”…cosa ne pensi?
Perfetto! Se ci penso, lo spirito è l’unica cosa che non ci possono togliere e, per questo, un disco “spirituale”, per sillogismo, diventerebbe inestimabile. Sarebbe un bel complimento…
Dietro ogni canzone c’è tanta rivalsa e rincorsa alle radici dei significati…un bisogno personale o un’urgenza sociale?
Personale no, direi. Se ne canto, in fondo, una risposta o un concetto l’ho raggiunto. Ma ne parlo, poiché credo che le cose che dico, in fondo, alla gente importi parlarne. Ovviamente andare al significato delle cose non è cosa gradita dai grandi numeri del marketing, ma per l’arte credo ne sia il cuore. Un artista, alle radici, è una persona che ti invita nel suo mondo per farti vedere come vede le cose… non viene a casa tua a raccontarti quello che vuoi sentire… se no, sarebbe un entertainer.
“Oltre le quinte”…e non dietro…come mai?
La vita di tutti i giorni è un palcoscenico di un teatro in cui ognuno deve recitare il suo ruolo. C’è chi fa il banchiere, chi l’ingegnere, chi il padre o un presidente, magari un conte decaduto o un infermiere. Poi torniamo a casa e dietro le quinte ci lamentiamo, ci arrabbiamo oppure ci fomentiamo… ma tutto resta li all’interno del teatro. E nel teatro, di fatto, non siamo liberi, poiché in positivo o in negativo siamo sempre legati a ciò che avviene sul palcoscenico.
È fuori dal teatro che siamo liberi, “Oltre le Quinte”, in cui ogni persona decide di fare quello che vuole a prescindere dal ruolo che ha, con il solo fine di sentirsi libero.
L’album proviene da questo luogo qui.
L’incontro e il ritrovarsi con gli amici che hanno segnato non solo la vita ma anche la carriera…è stato ritrovare quel che conoscevi o è stata una scoperta di suoni e di scritture che non ti aspettavi?
Beh, i miei amici fanno i musicisti per professione o quasi, io no. Quando ho sentito come hanno arrangiato i brani senza nessuna mia interferenza, li ho riconosciuti come stile, ma si sente che sono passati 10 anni quasi. Il loro modo di approcciarsi ad un brano originale è più maturo ora… e poi adoro come suonano.
Quanto di te c’è dietro ognuna di queste canzoni?
L’altro giorno parlavo a cena con una donna conosciuta da poco. È stata una bella serata. Ci siamo “presentati”, sai, discutendo del più e del meno in merito a quello che facciamo, cosa pensiamo, ecc. Descrivendogli un po’ di me, alla fine, lei se ne esce con un: ”Non sei un tipo proprio semplice, eh!”. Allorché gli dico: “Ti ho detto che scrivo, ricordi? Ecco… un buon modo per sapere chi sono veramente è vedere cosa scrivo…”.
Non l’ho più vista… ma questo è un dettaglio…
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