Artista mantovano che divide la sua vita tra musica e teatro, José Andrés Tarifa Pardo è cresciuto ascoltando la musica dei grandi cantautori italiani (da Buscaglione a Gaber, da Bennato a Capossela).
A quattordici anni intraprende il lungo percorso dello studio canoro con l’insegnante Silvana Vergazzini, che lo porta a crescere sia tecnicamente che artisticamente.
Pubblica “La sagra del buio” nel 2015 e “Melting Pot” nel 2019 di cui presenta diversi singoli accompagnati dal videoclip.
La tua vita tra musica e teatro. Quanto ha influenzato il percorso teatrale nel tuo modo di fare musica?
Un saluto a tutti. Il mio modo di fare e pensare alla musica, ai testi e alla messa in scena è sicuramente cambiata rispetto a 10 anni fa. Il teatro mi ha dato la possibilità di sperimentare nuove strade. Ha influenzato e ampliato il mio repertorio d’ascolto. Come testi ho cercato di trovare uno stile tutto mio e come presenza scenica cercando la pulizia che proviene dallo stile teatrale.
Il titolo dell’album definisce quello che troveremo in questo tuo ultimo lavoro. É anche un modo per dimostrare come riesce a saltare da un genere all’altro?
La scelta di fare un album come “MELTING POT” è stato puramente provocatorio verso le persone che mi chiedevano: Ma tu che genere fai? La mia risposta è stata appunto questo l’album. Il mio genere lo si evince dai testi e anche da alcune sonorità che scelgo nella costruzione di una canzone.
Possiamo dire che è anche un modo per rendere omaggio ai vari generi musicali?
Certo, alla fine molte canzone del disco sono omaggi che ho deciso , durante la stesura del testo , di inserire. La canzone su Paolo Conte (Un conte al piano), l’omaggio a Leone e Morricone (“La polvere e la Colt”). Oppure omaggiando un genere o territorio (“Tarantella de’ Briganti”) e (“M.A.T.”)
Nel tuo album canti del maxi processo alla mafia di “Tarantella de’ briganti” per poi arrivare alla canzone denuncia del sprecare tempo in “M.A.T.(Modulazione Analitica del Tempo)”.
Sei un classe ‘91 e quindi non hai vissuto in prima persona il periodo di fuoco della mafia. Come è diventato parte di te questo capitolo tragico della storia del nostro Paese?
Mi ha sempre affascinato la storia e la società. Sono molto curioso. Mi informo, leggo, guardo documentari, film e mi lascio ispirare anche da altri gruppi e cantautori. Le canzoni che scrivo sono una sorta di documento , dove elenco vari problemi , senza giudicare o dare il mio parere ma rimanendo dentro a situazioni reali di vita vissuta e vorrei tanto informare l’ascoltatore.
Alla fine questo è il compito del cantastorie.
Nel teatro, invece, a cosa state lavorando e quali sono le tematiche che ti ispirano maggiormente?
Sono socio dipendente di una cooperativa teatrale che vanta 30 anni di attività sul territorio mantovano e nazionale. Siamo una team di persone che lavorano 7 giorni su 7 in varie attività. Attualmente stiamo facendo tanti progetti di laboratorio, creazioni di rassegne teatrali e progetti sul territorio. Il nostro regista sta lavorando in contemporanea in varie produzioni specifiche, se volete rimanere aggiornati potete andare sul nostro sito internet www.teatromagro.com.
Possiamo che, attraverso i videoclip dei tuoi singoli estratti dall’album, cerchi di portare la teatralità nella musica?
Sicuramente ,nei videoclip cerco di creare degli story board in linea con lo stile teatrale che conosco.
Cosa bolle in pentola?
I miei prossimi passi saranno incentrati sulla produzione di nuovi singoli con la collaborazione di alcuni artisti nazionali conosciuti in questi anni.
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