Un esordio assai particolare. Un disco che suona come il grande Rock’nRoll anni ’50, come le orchestrazioni americane degli anni ’60, come i film noir e i polizieschi anni ’70 e poi con quelle tiepide tracce sotto pelle di bel canto italiano nelle melodie lunghe e magistrali. Lui è Riccardo Sechi, giovanissimo di Genova. Lui si fa chiamare Horus Black e questo esordio dal titolo “Simply” la dice lunga fin dal primo intrigante singolo di lancio: “We are alone tonight” dove l’immaginario del gang star americano è assolutamente celebrato. Horus Black in questo primo lavoro sembra un po’ glitterato da gran gala come lo era Elvis, vuole sembra un poco roots e un poco noir, vuol sembrare tante cose e forse ci riesce bene anche complice quella sua grande voce a cui non può chiedere altro che questo. Ma se a tutto questo ci fosse anche della personalità propria a distinguere un personaggio tra tanti altri che ormai conosciamo a memoria? Di certo per prima cosa bisogna saperci stare dentro al genere e poi magari pensiamo anche a rivoluzionarlo ok? Dunque tanto di cappello a questo esordio di Horus Black.
Horus Black: da dove nasce questo nome?
Questo nome d’arte è stato involontariamente creato da mio nonno materno, appassionato di antico Egitto, che quando mia madre era incinta offrì una somma in denaro per chiamarmi Horus, come la divinità egizia, proprio come nome di battesimo. Alla fine non è andata così, però ho utilizzato questo nome in campo artistico.
Come si passa da una famiglia di musicisti classici a un rock anni ’50?
Il passaggio è avvenuto all’età di 13 o 14 anni quando scoprii in macchina un cd di Elvio Presley mai ascoltato, quantomeno da me. Da quel momento mi appassionai del genere che approfondii sempre di più.
E nel quotidiano? “Elvis” quanto contamina la tua vita?
Elvis ha contaminato molto la mia vita, non solo lo stile musicale. Già da tre anni vado in vacanza, o forse sarebbe meglio dire in pellegrinaggio, a Memphis e negli Stati Uniti in generale.
Nel video citi Le Iene giusto? Dove nasce questa idea?
Si, nel video vengono citate “Le iene”. Questa idea è nata in fase di registrazione, data l’aggressività dell’interpretazione si è pensato fosse una buona idea fare questa citazione.
Che poi l’America… ma quanto ti appartiene l’Italia nella musica che fai?
La musica italiana che più mi ha influenzato è quella classica dato che, essendo entrambi i miei genitori musicisti classici di professione, fin da piccolo ho ascoltato opere e sinfonie. Poi, da genovese, sono influenzato anche dal cantautorato, in particolare Fabrizio De André.