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HELLE: emancipare la propria colpa

È un suono acustico quello che segna il presente di Lisa Brunetti, di HELLE, quello che troviamo ad arredare il piccolo roomanzo di 9 capitoli/canzoni dal titolo “La Colpa”. Ormai gira da un po’ in rete: un concept, una vera e propria storia che la cantautrice bolognese ha voluto imprimere dentro questo nuovo lavoro di inediti in studio dal sapore davvero artigiano, quasi estemporaneo… Una progressiva resa al futuro o una dirompente emancipazione di se stessi senza aver bisogno di altro. Questo disco, quasi nudo com’è, basta a se stesso.

Il suono di questo disco: libero da sovrastrutture e da macchine digitali. Come ci hai lavorato?
È stato registrato in presa diretta presso lo studio “Le Ombre”, di Lele Battista. Sono stata molto fortunata, ho avuto la possibilità di collaborare con musicisti molto bravi, fra cui Leziero Rescigno e Marco Carusino.

Quanto hai lasciato al caso dell’improvvisazione?
Da un punto di vista testuale, di racconto, non ho avviato alcuna improvvisazione. Ogni parola è stata attentamente calibrata e selezionata: ci sono singoli versi, come “Matilde, perdonami”, al terminare di “Febbre”, che raccontano passi importanti della narrazione. Non avendo una grande libertà sillabica (da un punto di vista quantitativo), sono dovuta stare al passo delle mie stesse catene. A dire il vero non ho improvvisato nemmeno la musica: ho variato solo il ritmo di certe frasi. Quasi zero improvvisazione, insomma.

E l’elettronica? Tornerà? Sottilmente è intervenuta anche qui?
Per ora non pare tornerà come “personaggio principale”, ecco. Farà una sua comparsa, probabilmente. In questo disco non è intervenuta, no. Forse – anzi, sicuramente – nel prossimo interverrà come dici tu, “sottilmente”.

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