Barocco, di quel romanticismo ottocentesco ma soltanto tra le righe intime di tutto il non-detto di queste visioni sonore. Che poi in realtà si respira un post-rock industrializzato, post-atomico che mi piace tantissimo come espressione… c’è nebbia fitta ma anche sospensione utile alle riflessioni. E la nostalgia aiuta sempre.
Ecco il secondo disco dei GASTONE che, quasi a voler citare grandi firme, intitolano “II”. Canzoni che ci piacciono veder spuntare al termine di una giornata guardata dai bordi di un mare. Canzoni di un cantautorato che per niente si piega alla scena indie o al pop(olare) andamento dei gusti medi. Il disco si chiude con un dipinto quasi “prog” nell’anima di oltre 7 minuti e direi che è tutto. E tutto questo suono di ferroso mood americano che non chiede aiuto salvifico all’elettronica ma che, se proprio deve, lo accarezza di sfuggita. Canzoni che richiamano le scure tinte di Nick Cave o Hugo Race (che poi è la stessa cosa o quasi) soprattutto quando il ricamo si arricchisce di orchestrazioni e pad. Ma sono canzoni che comunque, nel taglio vocale, sono indie della migliore fattura. E non per contraddirmi ma perché l’indie maniera raramente ci restituisce una “migliore fattura”. GASTONE hanno dato alla luce un disco molto interessante. E noi lo sottolineiamo come si può…
Io partirei da una parola come “sogno”. C’è tanto sognare o comunque ripensare al passato. C’è nei brani come nei suoni, come in quel certo modo polveroso di custodire i mix. Sono impressioni personali… quanto sono lontano dalla verità?
Si. Siamo inevitabilmente dei sognatori nostalgici. Da un lato perché siamo degli inguaribili romantici, dall’altro forse perché vivendo in una piccola realtà di provincia, dove per la maggior parte dell’anno non c’è chissà cosa da fare, la mente comincia a partire e a costruirsi piccoli mondi fantastici, aggrappandosi spesso al passato, perché si sa, i ricordi hanno sempre un sapore magico.
Perché guardate spesso al passato? Dai nonni, ai presagi di demoni, alle figure scomparse come Gastone?
Come dicevo, il passato in un certo senso è sempre affascinante. E soprattutto, il passato è una certezza. E’ come un’immagine scolpita nella roccia. La cosa interessante che mi è successa spesso, in fase di scrittura dei testi, è stato l’affioramento di alcuni ricordi che fino a poco tempo prima non occupavano minimamente la mia memoria. Inserirli nelle canzoni mi ha aiutato a renderli ancora più nitidi.
Del futuro cosa pensate e cosa vi aspettate?
Il futuro è una cosa che ci ha sempre un po’ spaventato (e questo credo sia un problema anche un po’ generazionale). Tuttavia, venendo ai fatti, il nostro intento è quello di suonare il più possibile, sia in sala prove che dal vivo e cercare in futuro qualche collaborazione interessante, ad esempio con Generic Animal o anche coi Belize con cui sentiamo particolare affinità. Meno male in un modo o nell’altro abbiamo sempre gli strumenti in mano, la musica che pubblichiamo, rispetto a quella scritta, rappresenta uno scarso 20% se vogliamo dirla tutta. Uno dei nostri problemi principali è sempre stato una sorta di isolamento rispetto alla “scena italiana” ma questo non perché la rifiutiamo o cose del genere, ma semplicemente perché siamo semplici ragazzotti con le loro piccole abitudini.
Mi colpisce non solo la scelta dei costumi del video di “Cristalli” ma anche la scelta del luogo. Un po’ a richiamare forse il luogo da cui è nato tutto – cioè la scomparsa di Gastone – ma anche questo scenario desertico, solitario, arido nonostante il mare… i colori del video poi, tutt’altro che accesi… sono segnali di personalità più che di scelte artistiche non trovate?
Si, anche se quel video in particolare è stato il risultato di una visione che ha avuto il regista sul brano e sulla nostra immagine. Noi ci siamo adattati con piacere.
Qualcuno vi ha definiti baroque-pop. Cos’è per voi il barocco? E il pop? Quanto vi sentite aderenti a qualcosa? E a cosa?
Il termine Baroque pop penso faccia riferimento a particolari caratteristiche dei nostri brani, come la presenza di archi e l’utilizzo di accordi e progressioni particolari, che possono rimandare un po’ all’immaginario barocco. Tuttavia, siamo più soliti definirci come Prog Pop oppure tipo “cantautorato italiano a volte con tempi dispari”. Nel panorama italiano siamo stati associati prevalentemente a due artisti: Iosonouncane e Giorgio Poi, cui non mi sentirei assolutamente di dissociarmi. Però attualmente non pensiamo di essere riconducibili a un particolare “giro” di musica in Italia perché ciò che facciamo si discosta un po’ da tutto. Le nostre influenze sono veramente tante ed eterogenee quindi la situazione è parecchio complicata.
A chiudere: nel passato troviamo ancora le risposte per il futuro – come si pensa spesso – o siamo così immersi in uno scenario talmente violentato da essere totalmente scollati da qualsiasi origine?
Nel passato troviamo assolutamente risposte per il futuro, soprattutto quando lo affrontiamo in contesti sacri come quelli legati all’arte. Chi rinnega il proprio passato, rinnega sé stesso.