Disco di sincerità e di semplicità, disco di quella bellezza pop in bilico tra società e romanticismo. Ricco di visioni come nell’ultimo video “Ancora”, intenso come nell’empatia che arriva dal piano sequenza de “L’istante di un brivido”, scanzonato e perentorio ma mai troppo banale come in “Bla bla bla”… Fulvio Effe, faccia e voce dei Mivanez, esordisce da solista con un bel lavoro autoprodotto dal titolo “Punto”: il gustoso pop che si lascia scrivere dalla vita quotidiana, fatta di amore, di delusioni, di resistenza e di questa società continuamente attenta solo alle estetiche di superficie. C’è dentro tutto quel che ci piace vedere e leggere della nostra vita, incastrata ad arte dentro melodie italiane in pieno stile pop d’autore. Non si rischia di restare in castrati nell’eterna adolescenza…
Mi incuriosisce sempre sapere una cosa forse assai banale: cosa spinge a scegliere una strada personale? Per una maggiore libertà o per una maggiore riconoscibilità di se?
Indubbiamente, in primis, una maggiore libertà, mi spiego meglio: il vantaggio di essere “solista” è che sicuramente in tutte le scelte (se sei autoprodotto come nel mio caso) puoi avere l’ultima parola, e credimi che quando scrivi brani tuoi, che senti così intensamente, è fondamentale riuscire a poter decidere tutti i passaggi, forse può risultare un atteggiamento un po’ troppo “egoista” ma faccio sempre l’esempio di un padre che non farebbe mai decidere a qualcos’altro cosa è bene per il proprio figlio, qiuando senti qualcosa così “fortemente tuo” vuoi essere presente e, nel caso, decidere, fino alla fine.
E poi questo titolo, emblematico e didascalico. Forse è da se stessi che serve rimettere un punto… o sbaglio?
Mettere un punto, nelle varie fasi della vita, è fondamentale, non possiamo rimanere “ancorati” sempre alle stesse situazioni, alle stesse persone, agli stessi luoghi, non siamo piante, siamo fatti per muoverci, sperimentare, camminare, dobbiamo avere il coraggio di porre fine a qualcosa avendo la forza di alzare gli occhi per vedere “cos’altro può esserci. Punto.
C’è la provincia… te l’avranno detto in molti. Brani come “Rimani come sei” mi trascina almeno 15 anni indietro. Ci hai mai pensato? O forse l’hai fatto apposta…
Sono un nostalgico degli anni ’90, lo ammetto! Ma sai perché? Perché in realtà ho molto nostalgia della mia infanzia, della mia adolescenza, quando i problemi “gravi” erano un 4 in matematica o il “no” della ragazza più bella della classe, probabilmente un po’ sono rimasto “incastrato” in quel decennio e questo si nota anche in alcune delle mie scelte musicali.
“Non posso farne a meno” è una canzone non canzone… un’ammissione di intenti e di destinazione. Come nasce?
Non posso farne a meno è un brano scritto, credo, in 30/40 minuti, una notte di quarantena, un po’ insonne, un giro di chitarra che si ripete e le parole che escono così, da sole, le canzoni che nascono in maniera così “automatica” sono alla fine quelle che sento più mie perché le ritengo più personali ed istintive.
Ma in verità: di cosa non puoi fare a meno? Se penso a questo disco, alla via da solista, al pop rock che ha radici anni ’90… penso al tempo, al futuro, a certe paure…
Non posso fare a meno di quello che sono, della mia instabilità, delle mie insicurezze, del mio sano (ma non sempre) iperattivismo, della mia voglia di curiosare un po’ ovunque, non posso fare a meno di essere me stesso, con tutti i pregi e difetti del caso.