Un disco acido e psichedelico che però nasconde una verità melodica e spirituale. Da La Municipàl scalcia e si prende una pausa o qualsiasi cosa sia, correndo per strade personali e parallele. Parliamo di Carmine Tundo. Si intitola “Nocturnae Larvae Volume Uno”, primo disco personale che a quanto pare, ci dice lui, sarà il primo di una trilogia. E almeno per ora la chiave di lettura è illogica e del tutto istintiva, uno sfogo personale tra suoni digitali e distorsioni alchemiche, senza forme apparente (per quanto strutture riconoscibili arrivano presto e anche spesso) in cui la canzone assume figure dai contorni assurdi, a volte semplice, altre volte sfuggenti. Sono 12 inediti e un’ultima traccia che riconosciamo benissimo: “La neve del diciassette”, brano già cantato dal duo fratello-sorella Tundo. Il disco non ha una faccia, piuttosto si maschera. Non ha libertà, piuttosto si sente legato. Non ha verità piuttosto scalcia per liberarsi. Un bellissimo lavoro di genio creativo che non merita altri commenti se non il solo impegno di ascoltarlo.
Un disco visionario. Uno sfogo per evadere dalla musica di forme conosciute?
La musica ha varie forme, infinite, credo che ci sia il bisogno a volte di fare tabula rasa e di ripartire da zero, cercando di dare a forma ad alcune idee più visionarie.
E qui ovviamente il rimando a La Municipàl: inevitabile chiederti se questo è un side project oppure una vera e propria evasione…
Questo disco è il rovescio della medaglia, ogni mio progetto rappresenta un lato del mio carattere, dalla parter più romantica de la municipàl, a quella più oscura di carmine tundo, fino a quella più animale di Nu shu, mia altra band dove sono batterista/cantante.
Ombre e fantasmi. Celebrali serve a conoscere se stessi?
Bisogna conoscere i propri demoni per poterne prendere le distanze o farli amici per sempre, sono solo punti di vista.
Perché la necessità di fare un simile lavoro? Perché la necessità di raccontare i tuoi segreti scuri?
Per necessità… quando hai la necessità di buttare fuori qualcosa, significa che farai un buon lavoro, bisogna ascoltare i suoni che gravitano del cervello, e il compito di un musicista è quello di riprodurli al di fuori della propria mente.
Che poi anche il racconto è assai ermetico… un modo come un altro per dire e non dire?
A volte non c’è bisogno di raccontare tutto, bisogna far viaggiare l’immaginazione.