I Bob Balera. Finalmente (direbbe qualcuno) viene data vita e voce e suono a idee nate dalla creatività di Romeo Campagnolo. Esce “È difficile trovarsi” un “concept” album che racconta dei difficili rapporti personali, giocando con eclettici colori e passaggi d’ironia scanzonata, ma anche con musica d’autore fine e attualissima, con elettronica di gusto e con un sound decisamente Indie. Dalla ballata funk del singolo “Giorni da cicala” alle nebbie di provincia di “Bologna”. Che poi la cover di questo disco rimanda a immagini plastificate, elaborazioni digitali con un piglio umano di carne e di ossa. Bella scena, bella musica, un bell’ascolto quello dei Bob Balera. Eclettica anche l’intervista direi…
LEGENDA:
R– Romeo Campagnolo(Voce)
AM– Antonio Marco Miotti(Batterista)
M– Matteo Marenduzzo (Bassista, Produttore)
J– Jacopo Monegato (Tastierista)
Quando Romeo Campagnolo diventa Bob Balera?
AM– Romeo Campagnolo non diventa BOB BALERA, ma ci nasce! Dentro di sé ha sempre avuto una parte di BOB BALERA, anche se solo negli ultimi anni ha preso consapevolezza di essa.
M– Per mera esigenza di cronaca, i BOB BALERA da duo diventano band (perdendo tra l’altro uno dei membri fondatori nel passaggio) nel 2013, dopo un caloroso incontro avvenuto tra Romeo, il sottoscritto (Matteo Marenduzzo, gestore dell’etichetta DISCHI SOVIET STUDIO) e Antonio Marco Miotti. L’idea era di fare un singolo e nulla più, poiché Romeo avrebbe dovuto trasferirsi in Brasile. Poi i casi della vita hanno voluto tornasse molto prima del previsto, e il progetto ha preso piede definitivamente.
Un esordio variopinto. Dal Funky alla canzone indie d’autore. Dalla provincia a cui siamo tutti legati alla fuga europea…
AM– Si, direi che siamo abbastanza eclettici, amiamo spaziare negli ascolti e in qualche modo la cosa si riflette sui nostri brani.
M– Veniamo quasi tutti da esperienze in altre band e in altri generi, spesso lunghe e travagliate. Gli ascolti sono molti e assolutamente vari. In questo progetto ne abbiamo messo a fuoco diversi, senza interessarci molto di quanto il disco suonasse “coerente”.
La provincia poi è il nostro pane, veniamo dall’operoso profondo veneto, dove si distilla la grappa.
Nell’ era dei computer la musica si fa sintetica e precisa. Non pensi che manchi un poco di quella espressione umana che è proprio dell’incertezza?
M– Noi come BOB BALERA abbiamo sfruttato al massimo le possibilità date dal digitale, registrando i brani prima che avessero una forma completa, nei momenti liberi, per poi riprendere tutto in mano e stratificare alla ricerca del sound desiderato, fino poi a mixare in uno studio diverso con fenomenali magheggi 2.0. Personalmente sono molto più legato ad una concezione di registrazione analogica, ma questo disco, negli anni ’70, non sarebbe purtroppo mai esistito. Detto questo, la ricerca spasmodica della perfezione e dell’editing pesante senz’altro tolgono moltissimo dell’anima di un brano. Ma ci siamo tenuti alla larga da questo, a mio avviso.
Perché proprio Berlino? Non sai quanto l’ho sentita mia questa destinazione per la fuga…
AM– Perché è una città cosmopolita, culturalmente molto vivace, e con una vita notturna sfrenata. E poi “Roma – Perugia” non suonava bene…
Che poi, restando sempre sul tema, secondo il cantautore, la fuga è un concetto di vigliaccheria o di rivoluzione?
AM– Si dice che la fuga sia la miglior difesa! A volte anche essa è condita da vigliaccheria, ma può costituire espressione di intelligenza. Credo invece che poco ci azzecchi con la rivoluzione.
M– Attenzione che poi i BOB BALERA sono poi una band a tutti gli effetti, anche se senz’altro ci rifacciamo a certo stile cantautoriale, ma non solo.
Quanti anni ’80 e ’90 hai citato in questo video “Giorni da cicala”?
AM– Quella è tutta farina del regista, l’ottimo Max Toniato, con cui magari torneremo a lavorare in futuro.
M– Plauso alla location, tale discoteca “Pom Pon” di Galliera Veneta, in puro stile anni ’80, dove il nostro valente frontman ha mondanizzato per un ventina d’anni, e ancora continua a farlo.