Lasciamo girare un disco d’esordio che parte già maturo e densamente ispirato fin dalle prime istantanee che ci regala un brano come “Sweet Hell”, per niente sfacciato e presuntuoso ma con quel bellissimo piglio anni ’70 un po’ poliziesco, un po’ americano. Ci piace questo primo lavoro di Anthony Valentino, chitarrista, produttore e compositore della scena milanese. Si intitola “Walking on Tomorrow” che in qualche modo abbiamo preso ed edulcorato per farne un titolo da dare a quest’articolo. Il futuro, il nostro incedere, l’aria apocalittica delle sfumature metal, l’epica visione notturna del suono di chitarra elettrica e dei suoi power chord. E se la città prolifica con insistenza dentro le macerie distopiche di un quadro strumentale come “Your Eyes”, l’aria diviene pop di romantica dolcezza quando Anthony Valentino ci canta il singolo “My Light Found in the Rain” (Video Ufficiale), con questi rinforzi vocali sulle ottave alte che inevitabilmente richiamano la grande scuola del rock americano. Ai debiti di stile e ai fantasmi negli armadi, il nostro rispondo con la trasparenza luminosa di chi sa come cesellare ogni istante di quel che suona dentro un disco epico, antico, metallicamente rock come “Walking on Tomorrow”. E noi restiamo in ascolto, affilando i coltelli per la caccia ai mutanti…
Io partirei innanzi tutto dal titolo… “Walking on Tomorrow”. L’immagine di un pellegrinaggio… cosa vuole rappresentare?
Un viaggio. L’espressione pellegrinaggio direi che è azzeccata in quanto il messaggio del titolo è esattamente questo, ovvero il cammino, il viaggio all’interno della propria anima per poter esplorare, nell’introspezione più totale, quelle che sono le emozioni più profonde.
Credo che le grandi risposte che cerchiamo siano sempre dentro di noi e, per poterci avvicinare a conoscere meglio le sfumature della nostra anima, è importante fare un viaggio dentro noi stessi; lì infatti emergono le nostre paure, i nostri desideri, i nostri sogni e tutto ciò che caratterizza il nostro modo di amare e di vivere.
Fin da quando ero ragazzino penso che sia molto importante costruire “oggi” per avere un “domani” migliore; il messaggio che lancio a me stesso e a chi condivide questo tipo di desiderio di esplorazione è senza dubbio la costruzione, perché è solo attraverso essa che possiamo raggiungere i nostri obiettivi, rafforzare i punti deboli e prendere atto dei punti di forza.
Ricerchi continuamente un certo grado di epica sostanza. Un disco ricco di personalità come questo trovo che sia molto autobiografico dal suono prima ancora che dalle canzoni… non è così?
Grazie mille per aver colto l’aspetto autobiografico, emotivo ed introspettivo, poiché è stato il motore, l’input principale, che mi ha spinto a comporre questo mio primo album solista.
L’urgenza di scrivere qualcosa che fosse soltanto mio, senza influenze esterne, è stato un lungo viaggio dentro di me e, nel fare questo, non ho badato troppo al genere quanto piuttosto alle atmosfere ed al messaggio che volevo descrivere nelle canzoni.
La stessa esigenza l’ho portata anche nelle sonorità presenti che sono decisamente crude, quasi selvagge, in quanto il mio modo di intendere un genere così passionale ed istintivo come quello che propongo nel mio album doveva essere spontaneo e senza troppe congetture o soluzioni sonore che togliessero sincerità all’intero album.
I temi che tratto sono personali e questo va a fondersi con l’istintività sonora. Quindi si può dire che questo album è un mix di elementi che rappresentano me.
Ed è bellissima l’opera di copertina… ce la racconti?
MI ricollego alla prima domanda e, quindi, parlo dell’importanza del viaggio. Questa città desolata e decadente rappresenta la solitudine ed i tormenti presenti nella nostra anima; e per quanto un viaggio possa essere difficoltoso e pieno di insidie, dobbiamo avere la forza ed il coraggio per affrontarlo da soli. Il pericolo che arriva dall’alto, come rappresentato dal teschio in trasparenza e dal silenzio assordante di una città deserta, richiama quel senso di solitudine che molto spesso può capitare di vivere nelle sfumature più profonde della nostra anima.
In lontananza però c’è una splendida luce che illumina un cammino che, seppur lontano, è li; è quella luce che ci dà la speranza di poter realizzare i nostri sogni e che infondo ci dà la forza per lottare contro le insidie quotidiane, forti del pensiero che il futuro ed il domani saranno luminosi.
E secondo te perché al rock epico come questo si associa sempre uno scenario apocalittico?
Credo sia proprio questo il messaggio che si vuole lanciare innanzitutto a se stessi. L’apocalisse non è soltanto qualcosa che troviamo in letteratura e che rappresenta,in qualche modo, la fine, ma è uno stato dell’uomo, della sua intimità.
Lo scenario apocalittico è intrinseco in ognuno di noi nel momento in cui, ad esempio, perdiamo un nostro caro o non riusciamo a stare bene con noi stessi fino in fondo.
Il tormento, il terremoto e la guerra che viviamo con noi stessi aprono ad uno scenario apocalittico; ed è proprio quando questo prende il sopravvento che dobbiamo cercare di affrontarlo. A volte si riesce meglio altre volte peggio, c’è chi è in grado di affrontarlo con più forza e chi con più paura ma, sono convinto che se questo viaggio si intraprende porta una consapevolezza ed una maturazione che riflettono molto quella sensazione di vittoria.
L’apocalisse quindi viene sempre seguita dall’evoluzione e della pace ed, infondo, è quello che cerchiamo un po’ tutti.
Il silenzio, John Cage insegnava, è importante, è parte integrante della composizione. Anche quando sembra non esserci. Domanda difficile: in questo disco quale peso ha il silenzio?
La ragione per cui ho voluto realizzare un album solista è stata proprio quella di ascoltar in silenzio la mia anima, di conoscermi più a fondo, di non avere influenze esterne che potessero distrarmi da quello che era il mio vero obiettivo, ovvero raccontarmi.
In tutto questo il silenzio gioca un ruolo di fondamentale importanza; nulla può essere più terribile del silenzio ed allo stesso modo più ricercato ed importante.
Il silenzio può far paura ma, è solo nel silenzio che riusciamo a trovare le risposte che cerchiamo.
A chiudere: “Walking on Tomorrow” l’ho trovato anche un lavoro sociale, di futuro, di consapevolezza… Walking on Tomorrow anche per dirci di andare avanti…? Resilienza o rivoluzione?
Ti ringrazio. “Walking On Tomorrow” è un disco che racconta il passato ed il presente ma che ha anche un occhio rivolto verso il futuro.
Sicuramente andare avanti, trovare sempre nuovi modi per star meglio, è il messaggio che lancio a me stesso ed a tutti quelli che si ritrovano in questo concetto ed è anche quello che mi ha spinto a realizzare questo album.
L’importanza della speranza e della lotta.
La rivoluzione non è tanto intesa da un punto di vista societario, anche se personalmente ci sono molte cose che vorrei che fossero diverse, ma è più che altro una rivoluzione interiore e personale quella che contemplo. Il chiaro messaggio a resistere, a non smettere mai di lottare per migliorarsi e far sì che questo mondo sia un luogo migliore, sta alla base del nostro viaggio.
L’unione è molto importante; la forza dell’uomo infatti sta nella comunità e più siamo in grado singolarmente di migliorare noi stessi più riusciremo a dare agli altri; la resilienza e la rivoluzione vanno quindi a pari passo, affinché si possa raggiungere un benessere personale e collettivo.