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“ZANIN”: anima soul non mente

La voce di Margherita Zanin risuona da qualche giorno dentro casa con un disco che sancisce il suo esordio ma soprattutto mi restituisce aria pulita in uno scenario – come dire – INDIE, spesso troppo – come dire – CASUAL. Certamente non la etichettiamo e, come anche lei decidere di fare, guardiamo e ascoltiamo semplicemente ciò che si è. Il suo esordio si intitola “Zanin” ed è un’opera magistrale di tutto ciò che c’è di davvero popolare nella musica proveniente soprattutto dalle terre dell’ovest…e quindi Americhe prima di tutto. Anima Soul quella di Margherita Zanin che non cade in fascini e soluzioni italiane neanche per sbaglio, neanche quando ci regala il suo personale omaggio a De Gregori con la sua “Generale” (unica cover del disco). Anche in quel caso l’arrangiamento, la voce, la spiritualità rimandano a cosa ben più distanti dal semplice folk di casa nostra. Una produzione di Roberto Costa per un disco che non possiamo lasciare indisturbato, rischiando di perderla nel cumulo dei tanti. Una breve ma intensa chiacchierata per gli amici di BlogMusic:

Esiste secondo te un significato da dare con precisione alla parola INDIE? Tu sei un’artista INDIE?
Beh, oggi tutto quello che è INDIE è alternativo. Preferisco non etichettare la mia musica. Io non sono alternativa, io sono semplicemente io.

E facendo uso proprio delle etichette, come vorresti che si definisse la tua musica?
Etichettarsi nella musica vuol dire limitarsi. Io non mi sono mai limitata come musicista perché per me è davvero importante essere sempre se stessi senza dover per forza definire un genere di predisposizione, l’arte nasce come flusso libero.

Il carattere della Zanin io l’ho trovato molto più nell’anima soul che nella vena da cantautrice. La tua musica che pelle ha? Di che colore?
La mia musica ha la pelle di una ragazza giovane ma che ha già delle storie da raccontare. La mia pelle non ha colore, ne genere, ne odore. Tutto ciò che faccio è perché desidero farlo. Non mi pongo mai troppe domande.

Hai pensato di tornare all’estero? Oppure di produrre la tua musica li?
Si, è un pensiero che mi tormenta da un po’ di tempo a questa parte ma per ora, ho trovato una splendida dimensione artistica ed un team speciale con cui fare tanti altri progetti. Magari fra un po’ di anni..

Voglio lasciarti con lo spunto per un’analisi: di tutto l’ascolto mi ha davvero colpito l’ultima traccia “The Lord Coming Home”. Io personalmente l’ho trovata come l’anello di raccordo tra tutte le tue essenze…Italia e resto del mondo…la tua pelle non ha un solo colore…
“The Lord Coming Home” è un pezzo che racconta Londra, che racconta la sensazione di gioia e felicità che mi ha avvolto durante il percorso estero.
Un pezzo a cui tengo in modo particolare e che sono contenta piaccia anche a te.