Dopo appena un anno dal debutto discografico omonimo, i Vampire Weekend sono tornati con un attesissimo, nuovo secondo lavoro,che ha confermato il grande valore della giovane band di New York.
Osannati da pubblico e critica come la nuova best next thing d’oltre oceano, per la fortuna delle nostre orecchie, stanche di secondi lavori sempre troppo uguali ai primi e di band dove quel che conta e sempre più l’apparenza che la sostanza, sono riusciti a disimpegnarsi egregiamente da tutta questa pressione, causata più che altro dalle aspettative che li circondavano sin da quando erano ancora degli emeriti sconosciuti che facevano musica su My Space.
In trentasei minuti, pur ribadendo la loro opinione, vanno ad aggiungere un po’ di sale agli arrangiamenti e alla produzione.
“Contra” non si distingue dal precedente lavoro per diversità di stile, ma pur non stupendo, colpisce, anche se non in maniera immediata, nel giro di qualche ascolto diventa irresistibile.
Le carte in tavola sono le stesse: elementi afro, caraibici, reggae, ska, chitarre anche se un po’ meno presenti, semplici melodie pop e testi con rime geniali e una particolare attenzione al suono delle parole.
Il tutto mescolato con sintetizzatori, basi di musica elettronica e passaggi di percussioni che a volte risultano meglio riusciti delle melodie stesse.
Dieci pezzi messi nell’ordine giusto i cui pregi emergono ascolto dopo ascolto.
Acconto a pezzi più immediati come “White Sky”, “Holiday” e “Giving Up The Gun” c’è “Horchata”, la cui improbabilità sonora si trasforma, con l’ascolto, nella convinzione del fatto che questo disco non poteva cominciare meglio.
Il pianoforte di “Taxi Cab” da un livello di raffinatezza e delicatezza al disco, che raggiungerà il massimo splendore nella successiva “I Think Ur A Contra”.
I Vampire Weekend sono tornati in forma forse meno giocosa rispetto al passato, ma comunque dimostrando ancora una volta di saper mescolare saggiamente elementi musicali provenienti da diversi generi.