Ci sono temi importanti dietro questo Ep della cantautrice italo ungherese Angela Kinzcly. Ansie, paure, confessioni ma soprattutto la violenza, sulle donne e sulla dignità…si snocciola il tutto in una sensazione di rincorsa verso la purificazione, verso la comprensione, verso l’accettazione. Ed è un suono internazionale, di un’elettronica che impera e segna il passo, con ampi spazi sospesi e momenti intimi che si alternano a visioni quasi futuristiche. Si intitola “Tense Disorder” e ci sono 4 brani che arrivano a compimento con una splendida “A Notion” unico brano prodotto da La Tarma…il resto del disco vede la partecipazione e il gusto di arrangiamento di Francesco D’Abbraccio degli Aucan. La scrittura, le idee, la composizione di Angela Kinzcly sembra quasi ricercare l’embrione, il cuore, la radice. Forse è questo il messaggio che ho sentito arrivare…
Il tema della violenza contro le donne è ben ricorrente in questo singolo e in questo video. Ed è da qui che vorrei partire: quanto l’argomento è contestualizzato a questo brano quanto invece vuole essere un leitmotiv di tutto il lavoro?
La storia al centro del videoclip è una vicenda di violazione della privacy: la protagonista scopre che l’intimità della sua relazione é stata tradita e divulgata. Soprattutto, la storia vuole mostrare la capacità di reagire a una situazione che ti fa toccare il fondo, in questo si collega al testo della canzone: Tense Disorder é un vortice di coscienza per ritornare a galla e respirare a pieni polmoni, ma in questo senso è assolutamente transgender. In generale, i primi tre brani dell’ep riconducono a diverse forme di quella sottile violenza che può insinuarsi nella vita delle persone più vulnerabili, che spesso coincide con la violenza contro le donne. Alla base c’è il mancato rispetto dell’altro come persona in generale, quando si tratta di una donna questa mancanza è aggravata dagli stereotipi associati alla femminilità.
Voglio fare il Marzullo della situazione perché ascoltando questo lavoro e sfogliando il tuo passato mi viene da pensare a questa musica decisamente molto esterofila…per questa volta hai lasciato emergere la tua parte internazionale? Un esperimento o stai pensando di lasciare l’Italia (almeno artisticamente parlando)?
Il mio esordio discografico (The Legendary Indian Aquarium and Other Stories, 2007) era molto più internazionale da questo punto di vista. I dischi seguenti, le cui canzoni erano in italiano, sono stati pur sempre prodotti con un orecchio formato su ascolti eterogenei ed esterofili. In questo EP ho voluto provare a percorrere una strada che da tempo mi affascinava, in questo senso si può dire che sia un esperimento, più che altro per la scelta di affidare la produzione a Francesco D’abbraccio.
Perchè solo 4 brani? Mancanza di ispirazione o delle volte non serve andare oltre?
La storia di questo EP non è stata così liscia e il lungo tempo passato tra la produzione dei pezzi e la scelta di pubblicarli é stato anche dovuto a situazioni che non ho sempre potuto governare pienamente. Così ho deciso di partire con un EP che avevo pronto, ma sono già al lavoro sul resto del disco che vorrei far uscire entro la fine di quest’anno. Sicuramente avverto la necessità di completare l’opera!
Parliamo di elettronica mentre ti abbiamo vista armata di chitarra acustica in concerti davvero intimi. Quale faccia ti somiglia di più?
Il mio approccio resta quello più puramente acustico, chitarra e voce, in questa dimensione mi sento pienamente a mio agio, é il modo in cui mi sono formata e sono musicalmente cresciuta. Quando scrivo, quando studio, questi sono i miei strumenti.
E sempre restando sul tema: perché l’elettronica? Per raggiungere suoni inarrivabili, per facilità di produzione, per caratterizzare qualcosa (magari proprio il sapore internazionale delle cose…)?
In questo EP, come del resto anche nei dischi precedenti, la componente elettronica rappresenta il viaggio, il sogno, il ricongiungimento con gli opposti, il desiderio di uscire dalla mia zona confortevole ed avventurarmi fiabescamente altrove.
Chiudiamo questa chiacchierata tornando all’inizio. Cosa significa davvero per Angela Kinczly l’espressione “Tense Disorder”?
É lo scarto talvolta disturbante tra il tempo vissuto, che ci appartiene profondamente, e quello condiviso e sigillato nel linguaggio dei tempi verbali.