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The Strokes: i signori dell’Indie Rock

Bisogna prima fare una premessa: che cos’è l’Indie Rock?

Spesso e volentieri capita di sentire alla radio, in tv o leggere sui giornali specializzati questo termine riferito magari a un gruppo che vi piace, senza però capire bene di che cosa si tratta.

Dunque secondo Wikipedia : “E’ l’abbreviazione di “independent rock”, perché molti dei suoi artisti sono o sono stati firmatari ad etichette discografiche indipendenti, piuttosto che grandi case discografiche.

Esso non è strettamente un genere musicale, anche se il termine viene usato più che altro per far riferimento al suono di band specifiche e alle loro influenze o come generico in relazione ad una vasta gamma di gruppi e di stili ed è collegato da alcuni ad un senso di fedeltà ai valori della cultura underground, controcultura, e (ogni tanto) descrivibile come appartenente alla musica rock.”

Ecco svelato l’arcano dell’Indie Rock.

E’ un etichetta che viene data a quei gruppi cosiddetti indipendenti, perché non ancora ingabbiati dalle rigide imposizioni di una major, ossia di una grande casa discografica, che sono si rock, ma non nel senso classico del termine, alla Rolling Stones per intenderci.

Quindi un gruppo “indie” fa quello che gli pare, si veste come gli pare, fa la musica che gli pare, che è rock, ma anche tanto altro e alle volte crea dietro di se una scia di imitatori più o meno validi, facendo nascere una cosiddetta nuova ondata (new wawe) di qualche sottogenere, nuovo o riadattato, di rock’n’roll.

Quindi gli Strokes sono Indie.

Anzi sono l’indie, almeno quello del nuovo millennio.

Quando nel 2001,quattro ragazzi della New York bene, si sono presentati sulle scene mondiali con “The Modern Age Lp”, subito si è gridato all Next Big Thing, ai salvatori del rock, ai messia di un genere considerato morto, come ormai succedeva ad ogni cambio di decennio, solo che questa volta era vero.

Julian Casablancas (voce), Nick Valensi (chitarra), Fabrizio Moretti (batteria), Nikolai Fraiture (basso) e Albert Hammond Jr (chitarra), hanno dato speranza al nuovo millennio, riuscendo a trasformare un suono vecchio e strarisentito, in qualcosa di assolutamente innovativo.

Con soli tre album Is This It del 2001, Room on fire del 2003 e First Impression of Earth del 2006, si sono imposti sulla scena musicale mondiale come l’unico gruppo in grado di defibrillare il cuore ormai in fin di vita del rock moderno, diventando in breve tempo band di culto per milioni di giovani adulti, ben rappresentati nelle loro frustrazioni da canzoni come Someday, Reptilia o Heart in a Cage.

Il suono degli Strokes riflette in pieno la passione e la purezza romantica della scena punk rock newyorkese e i loro testi mandato in pezzi i temi della canzone pop classica, fatta di solo cuore e amore, sostituendola con un gamma ben più vasta di sentimenti e sensazioni che vanno dalla rabbia all’incomprensione, passando per l’odio e la libidine.

Gli Strokes non semplicemente un gruppo.

Che piacciano o meno rappresentano qualcosa di più di una semplice congrega di ragazzotti che stanno insieme per suonare, bere e andare a donne.

Rappresentano la generazione x degli anni ’90 e la sua evoluzione nel nuovo millennio.

Rappresentano quelli che sono cresciuti a pane e Nirvana, ma si sono stufati di crogiolarsi nella propria depressione ,nell’apatia, che vedono si ancora tutto nero, ma allo stesso tempo sono pronti ad affrontare il futuro con le unghie e con i denti.