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Stagioni: l’uomo e il ricorsivo incedere dei Chromaki

Esordio per il duo romano dei Chromaki, ovvero Francesco Ferrarelli e Camillo Ventola. Pianoforte e arrangiamenti il primo, voci e liriche il secondo. Si intitola “Stagioni”, anche disponibile in vinile bianco per la RadiciMusic. L’impegnato incedere della pace, che non va confusa con tranquillità o con monotonia nonostante il dizionario scelto dai nostri sia quasi sempre lo stesso, soprattutto per quel che riguarda la voce quasi sempre adagiata dentro un registro unico.

I Chromaki si rendono contemplativi e tanto chiedono alle liriche e alla tessitura delle melodie, loro davvero poco ricorsive se non in sparuti momenti dell’ascolto in cui il tutto sembra farsi appena più “pop” come in “Ombre” che a suo modo richiama soluzioni melodiche che troviamo anche dentro “Equinozio”, singolo di lancio che si vede impreziosito anche da un pregiato video girato in Giappone. L’elettronica e le percussioni arrivano a colorare di quando in quando un quadro che diversamente sarebbe rimasto troppo simile a se stesso… ed è qui che dunque vira questo ascolto, vira spesso dentro scenari apocalittici, a volte underground, notturni… e su tutto, paradossalmente, regna sovrana la pace, anche quando le aperture si fanno viscose come fossimo in direzione contraria alle raffiche di un vento di alta montagna. Dicevamo della contemplazione di “Stagioni”: la natura umana, anch’essa è protagonista di questo lungo ascolto denso di celebrativa spiritualità. Liriche per niente arrese alle normali estetiche del main stream ricercano soluzioni impegnate ed impegnati per un ascolto che nella sua interezza risulta ricchissimo di gusto e di peso poetico… e forse proprio per questo sa di farsi ostino anche ad un ascolto per niente superficiale. Una prima prova che punta in alto, che a tratti può tacciarsi avanguardista, che molti richiama la lentezza contemplativa di Sakamoto o di Enaudi… ma sempre tradisce la sua origine italiana di musica pop, anche se spesso tutto sembra tranne che “popolare”.