Festeggiano 10 anni di grande carriera gli eterni apolidi di vita al seguito di Francesco Sossio Sacchetti. 10 anni di concerti, di dischi, di suono artigianale che arriva da un mondo popolare che spesso ha nel suo DNA significati di spiritualità antiche e tradizioni arcaiche più che il superficiale gioco estetico del gusto a cui siamo abituati oggi. La SOSSIO BANDA lo sa ed è proprio nelle radici dell’uomo che cerca il senso prima della loro musica. Questo disco di intitola “Ceppeccàt”.
Il peccato capitale, quei famosi 7 vizi da cui ogni essere umano non può dichiararsi immune. Sono 7 quindi le tracce inedite che la Sossio Banda ci regala e, ovviamente, i titoli sono loro… sono i vizi, sono i peccati. E sono storie quotidiane, storie di sabbia e di polvere, storie di quando si faceva bene la vita tra le persone. E sono suoni balcanici, suoni pugliesi, suoni di banda apolide… un disco bello, fresco, ironico per la vita e che alla vita deve tutto.
Dieci anni di carriera. Una festa spirituale ma anche di mestiere. E per tutto questo perché avete deciso di parlare di “vizi”? Come a dire: quanti vizi capitali sono stati pagati e commessi in questi dieci anni? Metaforicamente parlando sia chiaro…
Pochi vizi, tante virtù e moltissime soddisfazioni. Concerti, riconoscimenti, una storia intensa, ricca di colpi di scena belli e brutti, ma pur sempre utili alla crescita del progetto Sossio Banda. Abbiamo deciso di farci un bel regalo di compleanno per i nostri dieci anni, dando anche noi, nel nostro piccolo, un contributo al tema dei sette Peccati Capitali, trattato nei secoli da grandi Maestri come Dante, Molière, Sant’Agostino e tanti altri.
Questo argomento, che ci perseguita dalla nascita con il peccato originale e che ha visto condannare a morte migliaia di persone nei secoli, oltre ad essere estremamente intrigante e accattivante, ci ha dato lo spunto per parlare dell’uomo moderno e delle conseguenze talvolta disastrose che scaturiscono dall’abuso dei vizi, soprattutto da parte dei potenti, nel mondo di oggi; allo stesso tempo però nel disco c’è anche un’esaltazione di alcuni peccati, che non sempre sono negativi; basti pensare all’Ira, unica arma nelle mani dei più deboli e dei popoli oppressi che ha contribuito spesso a cambiare il corso della storia e la vita di migliaia di individui.
Probabilmente la Rivoluzione Francese non ci sarebbe mai stata senza la spinta fondamentale dell’Ira.
Derive di popolo in ogni direzione. Sembra quasi che non ci sia una direzione precisa nello stile della vostra scrittura. Dove sentite di puntare la vostra penna?
Da sempre cerchiamo di veicolare messaggi positivi nelle nostre composizioni, messaggi di pace, fratellanza e uguaglianza e questo lo si può fare anche scagliandosi contro il marciume e denunciando la deriva di alcuni comportamenti della società moderna. Non abbiamo la presunzione di voler cambiare il mondo attraverso la nostra musica, ma crediamo fortemente nel suo potere, e anche riuscire solo a creare momenti di riflessione, di confronto e discussione è già un bel traguardo in una società assopita e narcotizzata come quella in cui viviamo.
E restando sul tema: dai Balcani alle Puglie. C’è un filo conduttore spirituale e culturale che lega assieme tutto questo?
Un filo? C’è un’intera matassa. Viviamo sulle sponde dello stesso mare, gli uni difronte agli altri, e solo una manciata di miglia ci separano.
Nel corso della storia ci sono sempre stati scambi culturali, di merci, di genti, di usi e costumi e sono sicuro che nel nostro sangue scorra anche quello balcanico e viceversa.
C’è un legame di sangue e questo è innegabile.
Non sapevo che i fiati sono una caratteristica delle bande pugliesi. Mettiamo a nudo questa tradizione?
Per noi pugliesi la banda e soprattutto il suono della banda, unico e inconfondibile, vuol dire casa, famiglia, affetti; ce l’abbiamo nelle orecchie e nella testa sin dai primi mesi di vita. Ancora oggi nelle feste patronali di tutte le città pugliesi, piccole e grandi, viene riservato uno spazio al centro della festa, sotto la luminaria principale: è la Cassa Armonica che ospita i concerti delle Bande. Nel corso della storia, le nostre sono state le prime formazioni musicali a suonare con gli strumenti a fiato, opere, arie e musiche provenienti dal mondo della lirica e del repertorio classico, scritte ed eseguite dalle orchestre, che soprattutto in passato erano costose e riservate perlopiù all’élite, ai teatri e all’aristocrazia.
La Banda invece dava l’opportunità anche ai più poveri e ai meno fortunati di godere delle arie più famose, di acculturarsi musicalmente e talvolta di approcciarsi allo studio della musica e degli strumenti principalmente a fiato.
Grandissimi e famosissimi musicisti pugliesi provengono da famiglie povere e hanno cominciato il loro percorso musicale proprio nella banda di paese.
Questa tradizione possiede una magia e una ricchezza indescrivibili: si cerca il più possibile di conservarla e tramandarla alle nuove generazioni, anche attraverso Festival dedicati e manifestazioni mirate.
Cito e ringrazio su tutti il M° Pino Minafra di Ruvo di Puglia che da anni conduce un magistrale lavoro di ricerca, conservazione e valorizzazione delle bande pugliesi e che oltre ad essere ideatore e direttore artistico del “Talos Festival”, manifestazione culturale tra le più importanti a livello nazionale, ha esportato negli anni la tradizione e il suono della Banda Pugliese, facendola conoscere al mondo intero.
E in tutte le derive possibili, che rapporto avete con l’elettronica che ormai sta divenendo la nostra tradizione italiana?
L’uso dell’elettronica è una scelta stilistica; noi non la condanniamo, anzi, non è escluso che in futuro potremmo avvalercene. Ad oggi non ne abbiamo ancora sentito la necessità, sia musicalmente che stilisticamente. Gli strumenti che utilizziamo, anche se acustici e alcuni molto datati, hanno una gamma di sonorità e possibilità musicali immense, che quotidianamente apprezziamo ed esploriamo. Basti pensare ai tamburi a cornice, alla voce e all’anima della chitarra, della fisarmonica, del contrabbasso, dei fiati, all’infinità di colori e suoni che abbiamo a disposizione: è un mondo affascinante tutto da scoprire e godere.
Il peccato… l’uomo sarebbe tale senza peccato?
Io credo proprio di no.
Penso che oltre al linguaggio, ciò che ci rende diversi dal mondo animale, sia proprio la capacità e soprattutto la scelta di peccare e dedicarsi al vizio. Non ricordo di animali avari, lussuriosi o invidiosi, alcuni possono essere più o meno iracondi o golosi, ma questi vizi sono mossi principalmente dal loro istinto.
Forse l’istinto dell’uomo è da ricercare proprio nel Peccato.