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Sergio Tentella: misurarsi tra bit e visioni

Deriva personale, inedita e prima per Sergio Tentella, batterista, percussionista e anima portatrice sana di visioni di tempo altro che ritroviamo anche nel duo degli Elephantides. Debutto personale personale in cui la sperimentazione è la parola chiave, dove il tempo si sviluppa e si codifica lungo il percorso… rimandi digitali al finire degli anni ’80 quando il futuro arrivava a lambire anche le trame del pop italiano. Ascoltando “Pockets Shapes” ho forte la sensazione che sia questo l’incrocio di epoche diverse, tra passato e futuro… a settembre con l’Ep completo dal titolo “Space Pocket Shapes”.

Da poco uscito il nuovo lavoro degli Elephantides. Perché proprio ora questa strada parallela?
Diciamo che il disco degli Elephantides è stato dilazionato in un lungo periodo con diversi singoli, è stato inevitabile ritrovarsi a pubblicare in un momento parallelo. Ho iniziato a lavorare a questi brani mentre ero in tour con i progetti che seguo, il lockdown è stato uno stop vitale che mi ha permesso di portare a termine questo mini EP.

Tra l’altro un percorso molto vicino e coerente con le scritture del duo… eppure in questo brano ho trovato forti le radici dei primi anni ’90, non è così?
Chiaramente batteria acustica e synth sono elementi comuni, nonostante questo credo ci sia una grande differenza stilistica e compositiva.
“Space Pocket Shapes” è un ep che racchiude molta linearità sui beat ed è pieno di melodia, Elephantides è un progetto incentrato sui cambi metrici, sonorità sperimentali e strutture in costante evoluzione.
Qualcosa dei primi anni 90 forse si, se proprio devo incasellarmi in una decade, direi più anni 80.

Parliamo di questo titolo: “Pockets shapes” che in verità può tradursi in vari modi. Qual è la vera chiave di lettura?
“Pocket Shapes” trova la sua spiegazione nel video che ho realizzato per questo primo singolo: tante sagome tascabili che prendono forma. La chiave di lettura è semplice, le sagome rappresentano le versioni di me stesso in tutta la fase di realizzazione, la composizione, l’esecuzione e la realizzazione del video.

Il suono digitale per te cosa rappresenta? Perfezione, sicurezza di tempo, orizzonti che un suono acustico non può raggiungere…
Senza andare ad analizzare la sintesi sonora, come formazione ed esperienze musicali credo che entrambi mi appartengano. Il digitale rappresenta la perfezione senza sfumature, suonando molto nella musica elettronica e come turnista, ho dovuto per forza di cose raggiungere una perfezione sonora d’intensità e di timing nell’esecuzione. L’ analogico rappresenta in un certo senso il mio strumento principale, la batteria è uno strumento acustico pieno di possibilità… un’ infinita di suoni e dinamiche in grado di creare costantemente sorpresa in chi lo suona e in chi lo ascolta.

In arrivo un Ep… oggi per te che significato ha realizzare musica per un mercato obeso e indifferente quasi totalmente alla musica?
Il mio compito è quello di realizzare qualcosa che mi rappresenti e che spinga i miei limiti verso orizzonti nuovi ed inesplorati. Non ho mai pensato in questo EP e ne miei progetti a fare musica che dovesse a tutti i costi trovare uno spazio ed un pubblico ben preciso.
Il mercato è un circuito fatto di regole per me non indispensabili alla creazione e alla realizzazione di se stessi.