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Barriera: senza volto e senza nome… solo una voce

Barriera non è un disco e probabilmente non è una persona. Barriera è un progetto che non ha faccia e non ha nome, non si conosce l’identità… se ne conosce la città: Torino. Barriera è un cantautorato digitale, figlio di un certo modo di stare dentro le periferie di città, tra le persone… sempre più anime devote ad una distanza spirituale, fintamente solidali e superficialmente reattivi alle cose. Sono 3 brani di cui troviamo anche i video ufficiali in rete. Possiamo raggiungerlo solo attraverso le mail… e chissà da quale palazzo di una Torino notturna arrivano le risposte che vi presentiamo a seguire. Barriera sembra in tutto e per tutto un modo di stare al mondo…

Il concetto di barriera oggi è di un’attualità importante. Tu ne dai un’accezione più spirituale, più umana e di sentimento. Sarebbe lecito leggerci anche una metafora per quel che è la società di oggi?
Le due cose sono collegate, perché le divisioni sociali, che sono sempre esistite e difficilmente spariranno a breve, per come la vedo si reggono proprio sui conflitti più piccoli che viviamo nei rapporti personali. Non mi sembrano due cose diverse.

Secondo te che tipo di barriere viviamo oggi? E come romperle, se pensi sia giusto farlo…?
Ho scritto queste canzoni proprio perché non avevo idea di come fare a romperle. Mi piacerebbe e mi sarebbe piaciuto farlo, ma nella mia esperienza almeno sono cose molto più grandi di noi.

Sono 3 inediti in questo primo progetto eponimo. Oltre alle barriere, ci sono altri legami che li tengono assieme?
C’è Torino. Una città che mi ha ospitato, che mi ha frantumato e che mi ha insegnato a vivere i sentimenti in maniera profonda. Mi ha anche terrorizzato, per certi versi.

Sembra paradossale nascondersi oggi che siamo nell’era dell’apparire ovunque e in ogni modo possibile. Come ce la spieghi e come ci convivi?
È un modo per identificarmi totalmente con le mie storie e con le mie immagini. Non è un nascondersi, sono abbastanza sicuro che la mia identità si possa scoprire in pochi clic.

Torino, la periferie nord, un po’ quel senso di provincia. Ha contribuito molto nella scrittura?
Moltissimo. È un immaginario molto preciso in realtà, pienamente cittadino. I quartieri di Barriera di Milano e di Aurora sono le zone dell’antica immigrazione a marchio Fiat. Si sono creati con la rivoluzione industriale in maniera caotica e forsennata. A Torino si dice che sia impossibile perdersi, perché le strade seguono uno schema geometrico sempre uguale, a rettangolo. Ecco, neanche questa regola in Barriera vale. Oggi questi sono i quartieri in cui abitano i nuovi migranti, ma anche i quartieri verso cui si convogliano gli interessi di chi cerca un’area da gentrificare.

A chiudere ti lascio carta bianca nel chiederti un commento per questa scena indie-pop in cui entri “senza metterci la faccia”…
Mi sembra che in questa definizione ormai ci entri un po’ tutto quello che non sia chiaramente hip hop o trap. Di conseguenza ci sono alcune cose che mi piacciono molto e altre che non mi piacciono per niente. Anche in questo spazio mi sembra che la periferia dell’impero sia più affascinante.