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Il ritorno dei Black Keys con Fever

E’ stata un’ascesa lenta e costante verso la vetta del rock per i Black Keys, dall’album di debutto The Big Come Up, di ben 12 anni fa.

Ma se ci fosse ancora qualche dubbio sul fatto che Patrick Carney e Dan Auerbach sono attualmente tra le band più amate al mondo, l’eccitazione febbrile che ha salutato l’annuncio del prossimo LP del duo dell’Ohio, Turn Blue, dovrebbe aver fatto ricredere anche i più scettici.

Fever è la prima track ad emergere dal nuovo disco, in uscita il 13 maggio e strano, ma vero, è il perfetto esempio di come i Black Keys non si siano accontentati di riposare sugli allori e proporre ai propri fan un El Camino parte II.

Certo, all’interno della canzone, sono comunque presenti alcuni dei segni distintivi dei Black Keys: linee di basso spavalde, virate vocali di Auerbach tra un liscio, una carezza blues e un’occasionale nota alta senza sforzo e l’atmosfera generale della traccia, dal testo sulla fissazione per una donna alla sua struttura generale, è quella di un whisky bar a tarda notte.

Ma ci sono anche evidenti segni che dimostrano come i Black Keys, con Fever, non stanno semplicemente giocando sul sicuro.

Ci sono linee di synth di spicco nel punto in cui ci si aspetterebbe normalmente una chitarra fuzzed up, mentre le volutamente tagliate drum beat di Carney suonano quasi programmate.

Invece di esagerare con un testo sfacciatamente lussurioso,vengono mantenute le distanze e poi, che cos’è? Oh, addirittura una sezione d’archi.

Fever dimostra che Dan e Pat rimangono sempre bluesmen grintosi con un cuore, ma che, seppur restando fedeli a stessi, non hanno paura di provare qualcosa di diverso quando si tratta di suono.

Dunque, se questo è un assaggio di quello che verrà, Turn Blue promette un futuro radioso per i Black Keys.