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RADIOLONDRA: prendere e non lasciare

Si intitola “SLURP” questo nuovo lavoro dei Radiolondra che si inserisce con gusto e competenza nelle nuove trame della scena indie-pop italiana. Ormai è una moda o una tendenza, ormai siamo bersagliati da dischi che sposano il formulario. E nei Radiolobdra la ricetta del cliché digitale dai testi facili si fa personale con forti tinte di unicità come quel retrogusto appena amaro e nostalgico complice anche un certo piglio vocale che, certamente non bada troppo al mestiere del cantante come da cliché appunto, ma si copre di quel certo velo di nebbia opaca e di piccole sensazioni di “ritorno”. Uno sguardo sempre rivolto al passato nel disco dei Radiolondra.

Chi è per voi e per la vostra copertina @finnanofenno?
Perché questa scelta? @finnanofenno è un grande amico. Ci siamo influenzati a vicenda. Lui ha fatto la copertina ascoltando le canzoni, noi abbiamo scelto il titolo del lavoro guardando la sua copertina. È un grande artista ed è stato un onore lavorare con lui.

Il brano “Ognuno cammina” sembra davvero uscito dagli anni ’90. Ormai si attinge tanto da quello scenario. Perché secondo voi? Che sta succedendo?
È la moda del momento! Però è una bella moda, e dà la possibilità di proporre molto anche in termini di contenuto. E a noi scrivere in questo modo viene naturalissimo, lo facciamo da anni. Di fatto, è stata la moda a seguire i RadioLondra 🙂

L’amore. Torna l’amore ad ispirare le vostre liriche. Non solo la società e la crisi. Ma i rapporti e i grandi significati, sono in qualche modo correlati a questa grande crisi?
Sicuramente, ma io penso che come tutti i momenti di crisi, dentro ci sia una grande possibilità, che è quella di tirare fuori il meglio. Oggi una cosa la fai “se ci credi”. Una volta le cose venivano fatte anche per tradizione, perché erano sempre state fatte così. E’ venuto meno il sistema condiviso di valori, e questo da una parte è un problema, ma dall’altra è una occasione perché possono venire fuori veramente le persone.

E restando sul tema dell’influencer: i social oggi quanto sono determinanti anche per l’arte?
Molto, mi diceva un artista che “ai suoi tempi” lui pensava alla musica e chi faceva la distribuzione il resto, mentre oggi gli sembra che gli artisti prima pensino a come comunicare il prodotto e poi al contenuto dello stesso. Ha ragione, e anche avesse ragione soltanto per metà si capisce quanto siano importanti i social.

Secondo voi si tornerà a fare musica per il solo scopo di comunicare oppure si finirà con l’inseguire la visibilità come unico scopo?
Alla fine tutti vogliamo essere in onda. Per noi la musica è una esigenza di espressione. Quello che viene dopo ci interessa meno. Tra l’altro, credo che tutta la credibilità del proprio lavoro dipenda da questo.