Cantautore forse, un giorno forse. O forse i suoi scritti musicali sono ancora chiusi dentro qualche cassetto, di quelli difficili anche solo da guardare. O forse è solo una mera questione di tempo. Per ora sicuramente è un musicista, un viaggiatore, un’anima che incontra gli altri attraverso la musica. Laureato come avvocato ma questo proprio no, non era per lui a quanto pare. Dalla “Silvio D’Amico” ha riportato un diploma in Drammaturgia e Sceneggiatura. E oggi anche scrittore. Con la NEO Edizioni di Pescara pubblica “Vinpeel degli orizzonti”, il primo romanzo di Peppe Millante che sta riscuotendo ovunque consensi e premi letterari. Numerose le pubblicazioni che stanno decretando questo come un piccolo grande successo personale (e non solo a quanto pare). Un bellissimo libro che a leggerlo sembra quasi abbia trascinato la polvere delle strade di quartieri popolari (dove lo incontriamo a suonare con i suoi Balkan Bistrò) in questo lungo racconto di fantasia e di stupore. La semplicità sopra ogni cosa, il mondo immaginario di Dinterbilt e quello che lui ci farà conoscere come “Altrove”, un luogo in cui ritrovare la verità e forse il senso della vita diviene un luogo da raggiungere a tutti i costi, sfidando se stessi prima di tutto. E come la musica si compie forse nel momento in cui si lascia aperto l’orizzonte per nuove forme e nuove chiavi di lettura, così “Vinpeel degli orizzonti” diviene un romanzo per tutti coloro disposti a mettersi in discussione. Ecco un libro che esorta con poesia a consumare la vita che abbiamo.
Dalla musica popolare alle contaminazioni gitane passando poi per la scrittura. Un minestrone, due parole che servano solo da sintesi. Eppure, qual è il filo conduttore che unisce il tutto?
Le storie.
Le storie mi hanno sempre aiutato ad ordinare il mondo intorno a me. Mi parlano, mi spiegano, mi insegnano, mi offrono una chiave sensata a tutto ciò che accade e che mi accade, mi frugano dentro regalandomi emozioni. E la cosa splendida delle storie è che si trovano ovunque. Per la strada, a teatro, nei film. E ovviamente nella narrativa e nella musica. Il filo conduttore che unisce tutte queste cose è che si tratta di media, di mezzi attraverso cui raccontare storie. Nelle canzoni ci sono storie magnifiche, e nella narrativa puoi ascoltare musiche strazianti. Adoro le storie, e utilizzo mezzi diversi per raccontarle.
Annosa questione tra arte e premio. Il tuo romanzo sta riscuotendo successi e consensi. Premi: nella musica come nella letteratura, hanno senso? Anche gli artisti dunque gareggiano?
Bellissima domanda. Hanno senso non come “bollino di qualità” del lavoro svolto, ma in termini di visibilità. In un mondo dove escono libri e canzoni in maniera così massiva, un premio, sia esso musicale o di narrativa, aiuta (o dovrebbe aiutare) a dare un po’ di visibilità. Ovviamente il premio cessa di avere senso quando è appannaggio di pochi e quando entrano in gioco interessi che con l’arte non c’entrano più nulla. Non so se gli artisti gareggiano. Sicuramente ho una visione abbastanza disincantata. Si tratta di un lavoro. E come tale necessita di raggiungere dei risultati, e questo a volte può portarti a sentirti in gara. Ma personalmente non la vivo così. Credo che il successo di qualcuno non limiti quello di qualcun altro, e che nel mondo ci sarà sempre abbastanza spazio per le cose belle.
Potremmo anche chiamarti cantautore? Una forma canzone delle tue idee?
Mi piacciono molto le canzoni capaci di raccontare storie. Sono cresciuto con i cantautori classici, gli chansonnier, Chico Buarque, Vysotsky. Una forma canzone, o meglio un modo di intendere la canzone, che forse oggi appare un po’ in declino, ma che sicuramente tornerà ad avere migliore fortuna. Utilizziamo la musica per raccontare storie da sempre, e non smetteremo sicuramente adesso né in futuro.
Questo primo romanzo, se fosse una disco, che musica sarebbe?
Un qualcosa a metà tra “Sodade” di Cesaria Evora, un valzer musette e il Bregovic di “Gatto Nero Gatto Bianco”
E restando su questa metafora: “Vinpeel degli orizzonti” somiglia di più alla musica che fai o a quella che piacerebbe fare?
Probabilmente a quella che mi piacerebbe fare. La musica è un mezzo più complicato da gestire quando si vuole raccontare una storia. Ha molti più paletti e deve rendere conto a molte più variabili. Almeno a livello personale, mi capita spesso di iniziare una canzone con una certa idea e terminare in tutt’altro modo. Necessita di una scrittura più controllata e al contempo meno controllabile. Mi sarebbe piaciuto scrivere una musica come “Vinpeel degli orizzonti”; ma non è detto che ci sarei riuscito
Chiudiamo con un grande cliché: un disco e un libro che avrai sempre in valigia?
A questa domanda potrei rispondere in maniera diversa ogni giorno, perché adoro cambiare spesso valigia. Nella valigia di oggi ho messo…. dunque vediamo… un disco di Cesaria Evora, e “L’urlo e il furore” di Faulkner