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Penelope Aspetta: niente maschere oltre le abitudini

Momenti di drumming preziosi che ricordano il bel rock dei Negrita, anche dentro la grinta di brano “demoniaci” come “666”… e la sociale quanto romantica “6 giorni su 7” chiude il treno di anticipazioni di questo Ep eponimo della formazione abruzzese Penelope Aspetta uscito per Automatic Records. L’indie pop oltre le maschere sociali, il rock che certamente sfoglia i grandi cliché ma che in fondo sa come dare alla forma il solo compito di veicolare l’identità. Esordio certamente da cui ci aspettiamo ampie e altre evoluzioni viste le carte giocate da questo primo lavoro.

Partiamo dalla figura di Penelope che anche oggi diventa non solo attuale ma si presta a nuove riletture. Pensando ad oggi, al nostro tempo apocalittico… chi è Penelope?


Penelope, in quanto personaggio mitologico, è un archetipo, una figura in cui ci si può riconoscere. È una donna innamorata, fedele, ma anche forte e intelligente, una donna coerente con i suoi sentimenti e, in generale, con sé stessa, molto più moderna ed emancipata di quello che potrebbe apparire a una prima superficiale lettura. Oggi, per fortuna, di donne come Penelope ce ne sono tante.

E voi perché vestite questo nome?


Abbiamo scelto questo nome proprio per via della nostra passione per la mitologia e perché siamo estremamente affascinati dal concetto dell’attesa. Un’attesa creativa piuttosto che passiva.

L’attesa, come in “Tartarughe”, è un punto fermo della vostra musica vero? E posso chiedervi perché nel caso?


In un’epoca in cui sembra non esserci più troppo spazio per i rapporti umani, in cui le relazioni sembrano essere fatte per venire consumate in un attimo, noi crediamo che sia importante restituire il giusto valore al tempo.

Questa copertina è principalmente bianca un po’ come il vostro suono… leggero, trasparente… domanda difficile: cosa si vede attraverso? Bisogna sempre leggere tra le righe?


Nella nostra musica cerchiamo di mescolare tante sfumature sonore e influenze musicali. In fondo il bianco è la somma di tutti i colori e alla fine sta all’ascoltatore scegliere il colore che più lo rappresenta. Per quanto riguarda la nostra leggerezza, è a volte effettiva, a volte apparente.

E questo singolo che parla di abitudini quotidiane? Quanto sono dannose e quanto soffocano la personalità?


La canzone parla proprio della necessità di ritagliarsi uno spazio vitale, così da non arrendersi alla ripetitività e alla monotonia della routine. La musica, per esempio, è un’ottima via di fuga contro l’apatia provocata dal ripetersi di giornate tutte uguali.

Ha ancora ragione di esistere un disco fisico secondo voi?


Il disco fisico avrà sempre il suo fascino. Oggi, però, il mercato è molto cambiato e purtroppo pubblicare una copia fisica del proprio lavoro discografico non è più fondamentale, anzi, spesso soprattutto per gli artisti emergenti, è una spesa superflua. Ad ogni modo, speriamo che la nostra prossima uscita discografica contempli anche una tiratura su supporto fisico.