Belle sensazioni di pulito, di intimità, di sospensione… per questo primo lavoro degli Oremèta dal titolo “Saudade” che forse può significare proprio questo tempo sospeso, che scivola e che lo si guarda scivolare, senza troppo farci portare via dai cattivi pensieri. Un trio che nella convivenza “forzata” dalle restrizioni, dentro un condominio di Ostia Lido, ha dato voce ad un’ispirazione musicale che prende vita dentro quest’opera prima di bella canzone indie italiana, dove il downtempo assume più sfumature world che tinte digitale della scena urbana di periferia. E noi lo facciamo girare, senza disturbare troppo…
L’incontro tra il rap e la canzone melodica. L’incontro tra il suono digitale di strada e le tinte anche un poco world… che miscela si è creata secondo voi?
Durante la composizione del nostro Album “Saudade” c’è stato un incontro delle diversità. Ciò che abbiamo fatto è stato lasciar dialogare le nostre passioni: il teatro, l’arte di strada, lo studio delle frequenze e dei suoni, il racconto e la poesia. Per questo non riusciamo a dare un nome al nostro genere musicale, perchè l’album intero è nato proprio dal nostro amore per le infinite sonorità del mondo, ed è stato influenzato da esperienze di vita che vanno al di là della cultura musicale.
Ad ogni modo la nostra è una miscela molto istintiva, componiamo molto di pancia, lasciandoci trasportare dal suono che man mano si evolve e prende una direzione piuttosto che un altra.
Interessante unire in video due brani. Perché questa scelta?
“Quarantena” e “Costa Nova” (i due brani del video) vogliono raccontare due volti, due diverse emozioni di una stessa anima. Questo video, diretto e girato dal talentuoso Gabriele “Il Fauno” Rosciglione, vuole raccontare sia la nostra nostalgia che la nostra speranza, e per farlo avevamo bisogno di due brani diversi. Questi due brani uniti da un unico video rappresentano l’essenza della “Saudade” : una nostalgia dolce, che ricorda il passato ma senza distoglierci dall’amore per il presente.
Tra l’altro belle anche le atmosfere silenziose di casa… nelle immagini ce le fate rivivere. In quei giorni avete vissuto sempre insieme? Com’è stato?
Noi tre abitiamo nello stesso condominio, e quindi durante i giorni di lockdown abbiamo praticamente convissuto, cucinando insieme e facendoci forza per superare un momento tanto unico quanto difficile. In questo periodo si è creata una realtà sospesa, nella quale abbiamo vissuto suonando e componendo, per continuare a sentirci vivi. Tra la terrazza condominiale, le quattro mura di casa e il cortile abbiamo raccontato le piccole cose che scandivano le nostre giornate, e abbiamo stretto un legame fraterno.
L’idea del tutto da dove nasce? Ricordate il momento del “bing bang”?
C’è stato sicuramente un giorno in particolare, che ci siamo guardati e ci siamo detti: “ma perché non registriamo la musica che stiamo componendo e la pubblichiamo su Youtube con dei video girati in casa che raccontino il nostro quotidiano?” In un attimo abbiamo convogliato tutte le nostre energie in questo “progetto”, non per dargli un fine, ma semplicemente per poter dare una forma a questi nostri giorni, sfogandoci attraverso la musica. Pubblicando i brani uno dopo l’altro continuavamo a ripeterci: “questo è un progetto che nasce in quarantena e morirà in quarantena”.
A quanto pare ci sbagliavamo.
Non c’è sole dentro questo disco… ci avete mai pensato?
Forse abbiamo raccontato più lune e tramonti, anche perché in quei giorni era ciò che più vedevamo.
Ma c’è una traccia in particolare che per noi è sole, luce, felicità, ed è “Meta”.
Questo brano è stato composto in effetti sotto il sole, durante l’estate di sfogo e di evasione post-lockdown.
“Saudade” non si può tradurre. Pensate sia una parola capace di descrivere il silenzio di quei giorni?
“Saudade” è una parola che può sicuramente descrivere le nostre emozioni di quei giorni, quel nostro ripensare al passato rimanendo fermi in un presente sospeso, senza però mai abbandonare la speranza nel domani. “Saudade” è una parola che ci accompagna, che ci descrive, che ci racconta, e come tale non ha una definizione precisa e definita, è libera e fluida, un po’ come noi.