Un nuovo lavoro per il chitarrista e compositore pugliese Nicola Albano. Si intitola “Albano’s Blues” e vede la preziosa collaborazione di Stèphane Marrec che, inaspettatamente, fa confluire dentro il suono arrangiamenti anche di natura digitale. Ed ecco che il classico si contamina di futuro e primo tra tutti contamina l’espressione e le lievi alterazioni dell’anima umana. E qui Albano è stato maestro nel restituire efficacia espressiva anche al rigore tecnico, frutto anche di una matura gestione del tutto. Un suono che inevitabilmente ci riporta alle grandi vellutate di Pat Metheny e dentro cui riscoprire la libertà del dialogo musica che non ha confini e non vuole programmi precisi. E non è un caso che dentro questo “Albano’s Blues”, la musica “blu” si codifica anche dentro vellutate di jazz e concitati andamenti di bossa. E tutto fluisce con grande coerenza…
Io partirei proprio da una parola importante. Per te cos’è il blues?
Per me il Blues è il cuore di tutta la musica Americana del 900.E’ nato nelle piantagioni di cotone e si è evoluto nel jazz, nel rock, nel country, nella musica soul e anche nel pop. Molti chitarristi elettrici prendono spunto nel loro fraseggio dagli elementi della musica Blues.
Dicono che l’anima sia colorata di blu. E non a caso in questo disco che al blues deve il modo di pensare alla forma, c’è tantissimo spazio per l’anima, vero?
Si, in questo cd c’ è tantissimo spazio per l’ anima blu. Prendo nel mio fraseggio molto spunto dalla musica Blues, anche se ho avuto una formazione classica il mio andamento musicale è sempre andato verso la musica Afro-americana.
E in contraddizione all’anima e alle sue sfaccettature troviamo anche molta elettronica, che significa robotica, industria e perfezione non umana. Come convivono queste due dimensione in un disco come questo?
Per me robotica, industria e perfezione non umana sono un aspetto reale della nostra generazione che hanno portato un innovazione positiva e dei miglioramenti nella vita umana. Ho iniziato il lavoro del musicista proprio con la musica elettronica facendo il DJ e poi quando sono entrato in conservatorio ho abbandonato quel mondo che trovo molto interessante e d innovativo.
L’elettronica è precisa e rigorosa nel timing… l’improvvisazione e il dialogo strumentale si fa prezioso anche di flessioni a cui rimanda l’espressione. Non pensi che il rigore della prima infici sull’umanità della seconda?
Il rigore dell’elettronica influisce molto sull’espressione. Sono un musicista prettamente di derivazione classica e sono abituato a suonare con strumenti che non usano effetti e elettronica. In questo album faccio uso di effetti quale la distorsione che modifica il tocco naturale delle dita sulle corde, e quindi modifica la naturale espressione delle dita. Però credo che l’ utilizzo dell’elettronica origina un’ altro tipo di espressività, diversa da quella degli strumenti acustici.Per quanto riguarda la batteria elettronica è un aspetto innovativo nella mia musica e credo che per Stèphane Marrec non sia stato facile inserire la batteria elettronica con un timing molto rigoroso su delle tracce registrate con strumenti reali
Ispirazioni e grandi orizzonti: Nicola Albano, artisticamente parlando, a chi deve questo disco?
Le mie ispirazione derivano da chitarristi jazz e soprattutto da John Coltrane, un grande innovatore della musica Afro-americana, a cui mi sono ispirato molto nell’ approccio al jazz. I miei gusti musicali vertono verso la musica del 900 su autori quali Igor Stravinsky e Arnold Schomberg. I miei orizzonti si dirigono verso un aspetto personale della musica che si distacca dai mood musicali commerciali.