Quando un disco omaggia un romanzo ci si aspetta sempre una qualche connessione stilistica tra le atmosfere della scrittura e quelle della musica. Arrangiamenti e capitoli scritti nel mio immaginario dovrebbero tradursi e quindi combaciarsi, rendersi coesi uno sull’altro quasi a divenire uno la prosecuzione dell’altra. A dire il vero non so bene se questo è un modo corretto di vedere le cose ma di certo è quello che ho provato sfogliando le canzoni di questo prezioso nuovo disco del cantautore toscano Marco Cantini. L’avevamo lasciato con un lungometraggio narrato in canzone sulla vita di Andrea Pazienza e su quel ’77 bolognese di sinistre extra parlamentari, nel disco di inediti “Siamo noi quelli che aspettavamo”.
Oggi torna in scena con una seconda pubblicazione che conferma e sviluppa le potenzialità di penna e di produzione. Esce “La febbre incendiaria” sempre per la RadiciRecords: 14 nuove scritture che tessono con gusto e potenza narrativa un quadro attraverso il quale rileggere e rivedere l’intricato fascino del romanzo di Elsa Morante intitolato “La Storia”.
Romanzo uscito del 1974 che narra il decorso della seconda grande guerra vissuti dagli occhi di una donna, Ida Ramundo, e di questa sua famiglia frammentata sin dalle prime battute. E poi la persecuzione razziale, il bombardamento su Roma, lo sbarco degli alleati, la liberazione… la pazzia come conseguenza della morte di questi due figli, Nino e il piccolo Useppe che pare divenire la chiave di tutta la lettura. A questo il contrappunto di personaggi simbolo della guerra e della normalità, i dettagli dalle abitudini di un bambino, la semplicità quotidiana che delle volte sembra non venir intaccata dalla tragedia della guerra. Marco Cantini dunque riprende tutto questo e ne fa canzone in un disco che troviamo anche in rete con i video ufficiali dei brani “L’orrore” e il recentissimo “Un figlio”. Davvero un ascolto interessante ma anche sostanzialmente difficile dove la forma canzone, come da sua abitudine, non è celebrata nella sua estetica tradizione ma è un canto narrativo, una storia non decantata e non recitata ma, appunto, cantata. Quello che davvero impressiona è questo suono pulito, sicuro, deciso negli arrangiamenti, di questa produzione curata dallo stesso Cantini e da Gianfilippo Boni: una presa diretta, un live in studio realizzato presso lo storico SoundClinic Studio Larione 10 di Firenze. Dunque un suono fotografato al momento e ben equilibrato che restituisce un gusto all’ascolto davvero importante.
Marco Cantini mette a dura prova la critica con un secondo disco di cultura. Musica di cultura. Musica che non ha alcuna intenzione di scendere a compromessi con le “regole dell’arte”… che poi alla fine, visti i tempi, sembrano più essere le regole del marketing. A breve anche sui canali digitali, disponibile da subito in copie fisiche. Questo disco merita un ascolto seduto e ragionato.