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Michele Cristoforetti: con “Muoviti” ci porta altrove

Michele Cristoforetti ci invita a casa sua. Il suo nuovo disco si intitola “Muoviti” che si pregia anche della featuring di Maurizio Solieri e dietro una coltre di pop glitterato tinto di rock, sembra restare in argomenti utili ai più in cui tutti possono ritrovarsi. Personalmente invece ho letto intimità privata anche nell’interpretazione di una voce non precisamente educata alle mode del momento che sembra quasi non lasciarsi mai andare a pieno, mai sporcarsi di avventure melodiche e mai lanciarsi libera a libero uso e consumo di tutti. Cristoforetti resta rannicchiato nel suo piccolo antro, canta e quasi se ne vergogna…quasi non vuole disturbare. E ci ho trovato anche nostalgia, tristezza di cose perdute, ci ho letto rammarico per qualcosa che non si può più e poi ci ho letto rabbia. Del singolo di lancio “Sigaro Cubano” che scherzosamente raffigura in musica la bellezza e la felicità, io invece prendo quel sottile filo che conduce il senso pratico di ogni giorno ai sogni che abbiamo, in un unicum di evasione e di rivoluzione senza dover per forza andare in capo al mondo. Credo si prenda un abbaglio nel commentare questo disco con un occhio di normalità ed adagio abbagliati da quella che è la sfacciata evidenza di un pop come tanti. Forse ci si sbaglia…forse…io preferisco sbagliare e avventurami altrove.

Partiamo con una domanda intima tanto per abbracciare subito il mood del tuo disco: chi è Michele Cristoforetti? (artisticamente parlando)
Credo di essere un musicista che nell’intento di trovare delle risposte e delle consapevolezze personali attraverso la musica, vuole diffondere il proprio messaggio a tutte le persone, che potrebbero trovare un confronto interessante e con i miei brani.

Ragionamenti con il tempo…sei venuto a capo di qualcosa?
Passando questo mio rapporto personale con il tempo al pubblico che mi segue, non credo di aver risolto; tuttavia la condivisione di questa condizione non può che avermi reso più collaborativo con questo stato inesorabile.

In un brano poi parli di dipendenze…cosa rappresentano per te le dipendenze?
Qualcosa di inevitabile ed essenziale in qualche modo, in alcuni tratti della propria esistenza. Nonostante la loro pericolosità nell’intento di regressione, restano una forma di salvataggio di se stessi per condizioni personali momentanee.

In “Sigaro Cubano” oltre a Maurizio Solieri c’è anche il sole che non trovo nel resto del disco…o sbaglio?
Effettivamente, in Sigaro Cubano, il messaggio viene espresso in una forma molto solare e fresca, proprio per cercare di trasmettere i principi base di questo concetto che reputo indispensabile per la sopravvivenza della società odierna.

L’amicizia come l’amore…tutto questo quanto ha contribuito alla scrittura del disco?
Sicuramente sono elementi che hanno collaborato nell’ideazione di parecchi versi, anche se volontariamente, nella maggior parte dei casi, ho voluto lasciare molta libertà di interpretazione essendo proprio quel che cerco all’interno dei miei ascolti.

Ancora qualcosa di intimo ed introspettivo rapito dal tuo disco: la vita fluisce, come un fiume o come una valanga? In fondo siamo vittime del tempo o siamo pedine di noi stessi?
Scorre sicuramente come un fiume, la valanga eventualmente la lasciamo precipitare su noi stessi con i nostri atteggiamenti. Allo stesso modo rispondo che siamo pedine di noi stessi al 100%, “Il Mio Tempo” ha voluto a suo modo passare questo, o per lo meno è quello che io intendevo.

Chiudiamo pensando al futuro di Michele Cristoforetti: ci sarà ancora del pop o tornerai alle origini in qualche modo (soprattutto dopo l’esperienza con Solieri)?
Probabil,mente qualche ricaduta nel rock ci sarà, ma credo comunque di aver trovato un’identità musicale piuttosto chiara e definita dopo parecchi anni di ricerca e sperimentazione delle mie idee musicali.