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Michele Bo: “Andare Avanti” | L’intervista

Michele Bo pubblica il suo nuovo singolo “Andare avanti“, lasciandosi scoprire dal pubblico e parlando, in maniera sincera, di sé stesso.

A quali suggestioni ti sei ispirato per la produzione di questo nuovo brano?

Andare avanti” è stato scritto nello stesso periodo di “Pasticciotta alla crema” ed è la naturale continuazione. Entrambi i brani trattano della fine di una relazione e delle emozioni che si provano. In “Pasticciotta alla crema” sono raccolte le emozioni di un amore ancora vivo nel cuore, in cui la distanza rende impossibile la continuazione della relazione. Il nuovo brano invece tratta di un amore ormai finito ma che, come le esperienze a noi più care, rimane nei ricordi e di tanto in tanto si torna nostalgicamente a rivivere quelle emozioni e quei ricordi. Questi brani furono scritti di getto quando andai a lavorare negli Emirati Arabi e restò alle spalle una relazione che era durata due anni di vita, emozioni, sentimenti ed esperienze.

Pensi che gli uomini abbiano perso la capacità di rialzarsi dopo grandi difficoltà? Qual è il modo migliore per superarle?

Noi esseri umani siamo nati per affrontare le sfide e risolverle. E questo faremo oggi e domani, come dall’alba dei tempi. Rialzarsi dopo una grande difficoltà è spesso un processo lungo, impegnativo e alle volte anche doloroso. Ma è altrettanto spesso possibile rialzarsi, e sempre lo sarà. O perlomeno, quando si affronta una difficoltà c’è sempre la possibilità di riscattarsi, trovare una nuova strada per risolvere il problema e migliorare la propria condizione emotiva e sociale, e verrà il giorno in cui la luce tornerà a risplendere nelle nostre vite. Ci vuole tempo e il giusto impegno e dedizione, o anche semplicemente un nuovo punto di vista. Alle volte, dopo una delusione amorosa, rispolverare le nostre passioni da tempo recluse, uscire dalla famosa zona di comfort, provare cose nuove, inseguire nuovi sogni, conoscere nuove persone, tutto ciò aiuta parecchio a distrarsi e creare terreno fertile per far rigermogliare la vita dalle ceneri del vecchio capitolo, per aprire e far maturare quello nuovo, e a distanza di tempo guardando indietro vedremo che ciò che ci sembrava difficile ormai è solo parte del passato. Non è facile e spesso richiede tempo, molto tempo, tempo in cui passeremo giornate a guardare il soffitto e pensare che non c’è via d’uscita. Ma la via d’uscita c’è sempre e con questa consapevolezza passeremo giornate più serene, nell’affrontare l’attesa e il duro lavoro da fare su noi stessi per riscattarci. Ovviamente non è facile vedere la fine del tunnel quando si è caduti negli abissi più profondi, ma con la giusta volontà e la consapevolezza che là fuori ci aspetta un futuro radioso si va avanti, si fa quel piccolo passo in più che di giorno in giorno ci porta più vicini alla meta, ancora impercettibile ai nostri sensi, ma presente e reale. Poi, tutto d’un tratto, un giorno ci si sveglia e i dolori e le sofferenze sono solo un ricordo lontano, ci incamminiamo così nel nuovo giorno radioso, consci di quello che abbiamo passato, che ci rende più forti, ma con una nuova felicità inspiegabile nel petto.

Le sonorità utilizzate sono inusuali e particolari: da dove deriva questa scelta?

Tre parole: Sperimentazione, Arte e Passione. Il mio progetto musicale è iniziato relativamente da poco. Il primo brano che ho rilasciato ha appena un anno e qualche mese. Inoltre mantengo ancora le mie produzioni in un contesto autoprodotto, senza l’intervento di grandi majors o case discografiche. Ciò ovviamente ha i suoi pro e i suoi contro. Come contro significa che ho un budget più ristretto per la produzione stessa e ho una leva commerciale inferiore. D’altro canto però ciò mi dà molta libertà e mi permette di sperimentare molto. Sono ancora in una fase di ricerca e mi piace provare cose nuove, nuove sonorità e andare contro il convenzionale. Nel frattempo imparo molto e definisco pian piano il mio progetto musicale.

In seconda analisi, l’arte è una ricerca soggettiva della bellezza, che si tramuta e si estende in espressione umana universale quando sa toccare le corde emotive delle esperienze umane più profonde. L’amore, l’abbandono e la fine di un amore, l’aspetto sociale, la distanza e il contatto sono tutte emozione viscerali che ognuno di noi ha provato almeno una volta nella vita.

Ultima, ma non per importanza, la passione. Tutto ciò sarebbe impossibile senza la passione. La passione è quella che ti fa alzare la mattina pieno di energia (o nel cuore della notte nel mio caso) e provare e riprovare i brani e le idee, tonare a casa la sera dopo una lunga giornata di lavoro e metterti a suonare, studiare e provare cose nuove, chiuderti in casa per interi fine settimana e alle volte sacrificare intere settimane di vacanza per andare in studio a registrare. Tutto ciò perché? Perché è bello, carica di adrenalina ed emozione, è il piacere per la ricerca e la scoperta, fa stare bene, ci fa sentire vivi e ci dà uno scopo. E infine, dulcis in fundo, la sensazione di vedere il risultato dei propri sforzi è impagabile. Quando esce quel suono, o quella combinazione di parole che ci strazia il cuore, lì scendono le lacrime, lacrime miste di emozione e felicità, per essere riusciti a strappare all’universo quella perla nascosta che fino ad allora ci era ignota, ma che con le nostre mani e le nostre idee abbiamo estratto e ora è lì in nostra presenza, bellissima, a mostrare a tutti la sua purezza e il suo splendore.

Il testo porta con sé echi delle tue vicende personali?

Sì. La canzone è stata scritta successivamente alla fine di una lunga relazione che è stata significativa nella mia vita. Le emozioni e le parole racchiuse nel brano “Andare avanti” sono il riflesso spontaneo di quello che provavo nel momento della stesura e della composizione. Questo genere di canzoni più emotive, così come “Pasticciotta alla crema”, sono scritte in momenti particolarmente emotivi, specialmente la sera o nel cuore della notte, quando i rumori e le distrazioni del mondo esterno si acquietano, si placano e si perdono nell’oblio. Con la chitarra tra le mani, il mondo interiore erompe, si espande, fluisce effondendo in ogni senso e percezione, infondendo e inondando tutto lo spazio percepibile circostante, lasciando fluire ciò che provo e sento, e cristallizzando i ricordi e le immagini che vorticano nella mia mente. In particolare per questa canzone inizio raccontando la cornice in cui nasce il brano, ovvero il momento presente, la situazione in cui ero nel momento creativo quando stavo scrivendo la canzone, una sera nel soggiorno del mio appartamento di Abu Dhabi, dove ero andato per lavoro: «Sono qui a cantare una canzone \ Che è bella come questo amore \ Questo amore che batte forte \ Ancora in me» e «Sono qui venuto a lavorare \ Ma non riesco senza poter amare \ Come posso io passare \ Una vita senza te». Poi d’un tratto vengo catapultato nel passato, anche il registro vocale cambia, salendo di un’ottava, quasi come se queste emozioni non riuscissero più a restare celate nel profondo del mio petto e della mia anima, ma come se all’improvviso avessero il forte e impulsivo bisogno di uscire, farsi sentire, essere gridate a tutti i venti, fluire all’esterno, traboccare e sgorgare, esplodere, e così ci si ritrova in un vortice nostalgico in cui riporto alla mente ricordi e momenti che ho realmente vissuto durante questa storia d’amore e che sono fissati nella mia memoria: «Le mie labbra sulle tue \ Sotto il cielo ambedue \ Ci stringiamo vicini assieme \ E l’amor di stelle tanto geme» e «In una macchina abbandonata \ Sul ciglio di una carreggiata \ Io ricordo il tuo viso \ D’amore intriso il tuo sorriso». E poi le emozioni, racchiuse in frasi semplici ma forti, e in domande retoriche: «Come faccio ad andare avanti? I nostri cuori son distanti», che richiamano anche il tema della distanza. Poi le speranze «Senza tempo scorre il giorno \ Aspettando il tuo ritorno». E infine la consapevolezza della fine e di un nuovo inizio imminente, ma che non sono ancora pronto ad affrontare «E senza te avrò un’altra storia \ Ma di te porterò memoria». Inoltre riporto anche il tema dello scorrere incessante del tempo, che passa troppo in fretta quando si sta bene, e che spesso la realizzazione delle cose belle avviene solo dopo che queste sono già passate: «Ma ciò che è destinato a finire \ Troppo in fretta arriva alla fine».

Detto questo, dopo questa piccola analisi, mi piacerebbe cogliere lo spunto per affrontare un tema più ampio, ovvero l’influenza delle vicende personali nella produzione artistica.

Innanzitutto, sicuramente tutto ciò che scrivo è influenzato da eventi che ho vissuto, emozioni che ho provato, libri che ho letto, riflessioni che ho fatto, storie che ho sentito, esperienze altrui che mi sono rimaste particolarmente impresse, eventi storici dei quali sono entrato in conoscenza e mi hanno commosso o colpito molto emotivamente, riflessioni o conversazioni a cui ho preso parte. Partendo dal fatto che il primo elemento e livello della musica è quello emozionale (come lo è per tutte le arti), quando scrivo, scrivo su qualcosa che per me è stato molto impattante a livello emotivo. Un secondo livello della musica è il significato. Molte canzoni sono solo belle da ascoltare, e va bene così, soprattutto per quanto riguarda il pop. Ma spesso mi piace anche scrivere qualcosa di un po’ più ricercato, che esso sia qualche spunto su temi a me cari all’interno di un brano, o brani interamente dedicati a una ricerca artistica e la narrazione di una storia che affronta temi più ricercati, che sono il genere di brani che più mi piace scrivere, da cui è nata la passione che ho per scrivere musica e che mi ha avvicinato a questo mondo, come per esempio il brano “Orfeo ed Euridice” che ho rilasciato l’anno scorso. Dopotutto arrivo dalla scrittura in prosa, che spaziava da pensieri generici, a innumerevoli poesie annotate su taccuini di tutti i generi, da emozioni e idee, a digressioni filosofiche sul senso della vita, da descrizioni di giornate, momenti e paesaggi, ad analisi economiche e sociologiche con annesse teorie innovative e controverse per migliorare lo stato attuale del sistema. In passato mi sono trovato anche ad accostare trascrizioni dei miei passi preferiti di romanzi letterari, ad analisi matematiche, progetti ingegneristici, e studi inerenti alla biologia e alla fisica; di formazione dopotutto sono affine alle scienze. È solo da qualche anno a questa parte che ho abbinato il piacere di suonare la chitarra alla passione che avevo per la scrittura, iniziando a scrivere in musica.

Quindi è necessaria una prima distinzione tra le canzoni che scrivo di getto, basate su emozioni del momento, che necessitano di essere riversate all esterno e basate su eventi direttamente vissuti in prima persona e mostrati senza filtri, da quelle canzoni più strutturate, ma non per questo meno emotive, che presentano invece soggetti e più tipici di una narrazione letteraria e una ricerca artistica volta a temi più ricercati. Ciò non toglie che, anche in quest’ultimo genere di brani, si celi dietro a un personaggio o a un evento narrato un’esperienza o delle emozioni che ho realmente esperienziato, vissuto in prima persona o tramite le esperienze di persone a me vicine. Può capitare che per raccontare un personaggio, ci si ispiri al vissuto proprio. Come può anche capitare che si usi la scrittura come mezzo per vivere esperienze che nella realtà non si ha mai avuto il privilegio (o la sfortuna) di vivere, lasciando fare all’immaginazione il lavoro di colmare le mancanze (e allo studio, perché è importante documentarsi e analizzare prima di scrivere), rendendo vivida e reale ogni emozione e stato d’animo, alle volte romantizzare la realtà al fine di renderla più intensa per veicolare il messaggio, e al fine di trasmettere all’ascoltatore quell’emozione e fargli vivere davvero, per risonanza, lo stesso stato d’animo del personaggio, così da far veramente capire ed empatizzare con un concetto o un’idea. Così come un pittore che sfuma e acuisce le emozioni, pennellata dopo pennellata, sui volti e sulle espressioni dei suoi personaggi sulla tela.

Naturalmente, come i personaggi narrativi trovano ispirazione in persone reali, così è altrettanto naturale che, alle volte, quando si tratta di personaggi reali essi possano essere idealizzati o romanticizzati più di quanto non sia stato in passato nella realtà. Ma ciò è una proprietà propria anche del ricordo quindi è totalmente naturale. Dopotutto il ricordo e l’immaginazione utilizzano nel nostro cervello alcune aree e costrutti sovrapponibili, ed, evoluzionisticamente parlando, questa nostra capacità di vivere fatti non vissuti come fossero reali, altresì nota come immaginazione, ci ha dato un vantaggio competitivo non da poco per simulare in anticipo situazioni e pericoli, così da evitarli o pianificare l’azione, nonché empatizzarere con la persona altrui, capacità fondamentale per instaurare relazioni sociali e creare le complesse società del tempo passato e odierno che hanno caratterizzato l’ascesa della nostra specie. Perciò le due realtà, ovvero le canzoni che ritraggono direttamente personaggi ed eventi reali vissuti in prima persona, e le canzoni che hanno soggetti di fantasia propri di una narrazione e una ricerca artistica fine a comunicare temi più ricercati, spesso ricadono vicendevolmente l’una nell’altra. Ciò però non toglie la distinzione tra i due generi di canzoni, che mantengono le loro identità distinte, nonché un processo creativo differente, sebbene simile per quanto riguarda la narrazione delle emozioni.

Non per ripetermi, ma per supportare ulteriormente la mia tesi, ecco qui qualche esempio. Nel primo caso, “Pasticciotta alla crema”, è una canzone scritta di getto in un momento particolarmente emotivo, ispirata a fatti ed esperienze reali vissute in prima persona. Come dicevo ovviamente si tende sempre un po’ a idealizzare durante la scrittura, soprattutto quando si è in quello stato emotivo proprio dell’ispirazione artistica, ciò capita persino durante la relazione stessa, figuriamoci nelle canzoni. Nel secondo caso, ad esempio il brano “Orfeo ed Euridice”, faccio riflessioni più articolate e ci sono significati più profondi. In quel brano in particolare creo un parallelismo fra gli dei e i due amanti nel mito con le differenze sociali che dilagano nella società contemporanea e gli abusi di potere delle classi sociali al vertice nei confronti di quelle meno abbienti. Nel secondo caso, scrivendo mi immedesimo nei personaggi, per empatizzare e provare quelle emozioni prima di scriverle, e qui mi capita di scrivere emozioni che ho realmente provato, ma spesso in modo più platonico.

Detto ciò, in ogni canzone c’è qualcosa che ho realmente provato, in modo diretto o meno, però non per questo meno vero. Il successo di una canzone però sta nel fare risuonare quelle emozioni universali che ognuno di noi può provare e che ci rendono umani e vivi. La forza della scrittura sta nel trasmettere le emozioni da una persona all’altra, abbattendo la distanza di tempo e spazio. Far provare a persone diverse, anche molto lontane, le stesse emozioni che si stavano provando nel momento della scrittura. La forza sta nel prendere emozioni e farle sentire anche a chi non le ha mai vissute in prima persona. E se le ha già provate farle rivivere, per non dimenticare, o per aiutare a riflettere, metabolizzare e comprendere. Catturare il suono delle corde dell’anima umana e, attraverso un foglio di carta, una chitarra, o un pennello, far vibrare allo stesso modo in risonanza quelle di un altro essere umano, forse sconosciuto, ma accomunato dallo stesso cuore palpitante di vita.