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Melina: esistenza, tempo, colori e teatro

Un primo Ep, breve e conciso, coloratissimo e soffuso nonostante questo sembri un paradosso o forse un ossimoro. Si lascia campo aperto per giocare con le parole, con i suoni che di base occupano appena lo spazio per rafforzare il senso primo delle liriche e delle melodie. Anzi, per quasi metà disco è solo la voce a far da padrona… e lei, la dolce Melina, la voce sa usarla proprio bene, anche e soprattutto come oggetto da vedere più che da capire.

Al secolo Carmen Lina Ferrante, pugliese di stanza a Bologna, pubblica in questo nuovo anno apocalittico un primo Ep di 4 brani dal titolo “Esiste!” che sembra coccolare in se piccole improvvisazioni d’istinto, piccoli incontri di anime in cerca di personaggi, di ruoli, di evasione. Un suono che al Jazz e alle sue pennellate deve molto ma soprattutto al teatro deve molto questo disco… sarà per il suo trascorso, per la sua lunga e pur giovane carriera… sarà forse che queste voci a cappella che giocano con un gusto di plastica e di irriverenza, lasciano molto spazio all’immaginazione. “Esiste!” è una piccola fotografia di un momento di vita dentro cui la chiave di lettura principale sembra essere il riconoscersi, l’evasione dentro questo modus vivendi in cui il tempo (altra parola chiave) impera con la sua fretta spasmodica, dove il chiacchiericcio diviene rumore bianco (anzi rosa) a coprire il senso anche delle più piccole cose. Melina sembra denunciare il bisogno di uscire fuori dai cliché, dalle omologazioni e lo fa con questa sua prima bellissima prova dentro cui davvero si
rompono le regole e si torna alla semplicità del vivere e del vedere… in fondo è questo che chiedo sempre alla musica.
Sottolineiamo con piacere il video di lancio del primo singolo estratto che apre anche la breve tracklist del disco: si intitola “Come hai detto?”, dove un unico piano sequenza immortala anche qualcosa che ad oggi sembra ancora un miraggio da vivere. La convivenza, lo stare assieme dentro cui vivono bene allegoria, eccessi, normalità ma anche tanto rumore di massa… tutto dentro un’accettazione comune che in fondo sembra essere il vero motivo dell’esistenza.