Benvenuto a questo nuovo disco di Marcello Parrilli: si intitola “Moderne Solitudini”, pubblicato dalla RadiciMusic Records di Firenze… toscano, italiano, quel poco di melting pot generazionale che sempre guarda altrove per cercare forti ingredienti di ispirazione. Un disco pop che guarda agli anni ’90 come nelle fondamenta sonore del primo singolo estratto “Perso nei tuoi occhi”… e comunque ritroviamo un po’ in tutto l’ascolto quel piglio noir del pop d’autore italiano degli anni ’90, appunto, quel modo di fare canzone che potremmo rivedere (dettagli e rifiniture a parte) in artisti come Antonacci, Cocciante o un più morbido Vasco, quello del lato metropolitano… ci rivediamo anche questo visto che il nostro Parrilli non si risparmia nelle distorsioni e nella ruggine di quel gusto rock con cui colorare il tutto. Sono moderne queste solitudini, sono figlie di questa nostra tecnologia spietata, sono sfaccettature dei nuovi profili umani che incontriamo ogni giorno. L’amore invece, nelle suo eterno incedere, resta un punto fermo nelle solitudini di un uomo, qualunque sia il futuro tecnologico del mondo. In rete il nuovo video “La resa”, un brano dalle fortissime soluzioni melodiche che si fanno protagoniste sia dalle prime battute di strofa.
Benvenuto al nuovo disco. A riascoltarlo col senno di poi, ti somiglia? Rispecchia quello che sei?
Grazie, Si penso che questo disco rappresenti appieno il mio modo di essere e riascoltandolo sono contento di ogni parola e di ogni singola nota. È un disco che avevo in mente da tanto e sono contento che le canzoni, che sono nate in periodi diversi, sono tutte accomunate da un unico filo conduttore, il tema dell’amore. Questo disco parla di amore e delle sue varie sfaccettature.
Un titolo davvero emblematico: “Moderne solitudini”. Oggi siamo tutti più soli, paradossalmente…
Si oggi possiamo avere tutto, e forse avere tutto equivale a non avere niente. La possibilità di poter comunicare con tutto il mondo ci ha reso incapaci di comunicare realmente. E quindi si, siamo tutti più soli.
Parliamo di resa come concetto, parafrasando il titolo del nuovo singolo estratto, il secondo. Oggi cosa significa arrendersi?
Nella canzone il protagonista si arrende ad una donna di cui è innamorato perché è un amore non ricambiato, perché quella donna ama solo se stessa e quando lui realizza tutto questo capisce che l’unica soluzione è lasciarla. In questo caso arrendersi è capire i limiti oltre i quali non ci si può spingere perché si rischia di farsi veramente male, ma in generale forse arrendersi è una soluzione saggia quando non ci si può spingere oltre. È una forma di autodifesa.
La canzone d’autore oggi è costellata di elettronica. Come interviene questo ingrediente nella tua musica?
Ho sempre amato la musica elettronica, intesa nel significato più ampio del termine. Adoro i Depeche Mode e tutti i gruppi e gli artisti che fanno uso di campionatori, sintetizzatori e batterie elettroniche, tanto che ho conseguito una Laurea al conservatorio in Musica e nuove tecnologie e fin dal mio primo disco “Identità” ho sperimentato la commistione tra suoni reali e suoni campionati. Anche in “Moderne solitudini” ho continuato in questo senso. “Perso nei tuoi occhi”, il primo singolo del disco e “Moderne solitudini”, la canzone che dà il titolo al disco, sono sicuramente i due brani più elettronici del nuovo album.
E quindi: fare il cantautore oggi, che significato e che forza ha? Ha ancora senso scrivere canzoni secondo te, oggi che siamo nell’era effimera dell’apparire?
Finché qualcuno avrà qualcosa da dire ed un bisogno di esprimersi e di raccontarsi, ci sarà sempre senso nello scrivere canzoni.
Marcello Parrilli è l’aspetto sociale: hai sempre cercato di promuovere la musica inedita (non solo tua)… una semina difficile non è così?
Sicuramente, in Italia specialmente sembra che la musica nuova cosiddetta impegnata non interessi più a nessuno. Il problema più grande è il pubblico che andrebbe educato all’ascolto.
Firenze, il tuo territorio e la tua musica: chi ha contaminato cosa?
Ci siamo contaminati un po’ tutti, perché sarebbe impossibile il contrario, anche se spesso non ce ne siamo nemmeno accorti.