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Malacarna: un rock sporco di terra e di pregiudizi popolari

Inquietante, a suo modo disturbante ma anche denso di poesia, storia e cultura, di grande rock e di emozionante spiritualità. E questo lo sento dietro ogni retroscena che regna dietro questo bellissimo progetto nato da due grandi come Tony Farina e Vince Pastano. Parliamo dei Malacarna che con questo Ep eponimo portano in scena antiche voci popolari in dialetto lucano dentro un rock tribale dalle gravità scure e ancestrali… un disco rituale e onirico che pone al centro l’inquietante pregiudizio che la pubblica piazza vomitava sulla “malacarna”, uomo o donna che fosse… una macchia a giustificarne l’umiliazione pubblica. Che poi dalle antiche storie di paese si passa inevitabilmente all’oggi dove la malacarna vive in rete e nella rete perisce di giudizio insindacabile dei leoni indottrinati dalla massa non pensante. Disco di grandissimo interesse e di un impatto davvero potente, lontano dalle dinamiche ormai omologate della rete e disponibile solo ed esclusivamente in vinile. Cose preziose, fuori corrente, dentro pieghe scure della cultura popolare del nostro paese.

Inquietante questo nuovo video come lo è la figura della “Malacarna”… partiamo dal video: com’è stato realizzato?
Più che altro definirei inquietante coloro che nell’arco della storia hanno messo “in croce” tutte quelle figure innocenti (femminili e maschili) decidendo chi far diventare “Malacarna” solo per un pregiudizio. Fondamentalmente l’immagine ritrae una donna “umiliata” e decorata da simbolismi biblici inseriti proprio per citare la storia delle storie dell’uomo messo in croce… Tutta l’estetica dei Malacarna (Vinile e Video) è stata curata da Dorothy Bhawl, un’artista unico nel suo genere ed in grado di tradurre in opere d’arte tutto il pensiero espresso nelle folk stories di Tony Farina.
La figura della Malacarna è contenuta nel nostro vinile e a me piaceva molto l’idea che in un ipotetico video potesse prender vita e “muoversi” dando una sensazione quasi “fantasmagorica”. Avevo visto questo lavoro già in altre opere di Dorothy per cui è stato naturale per me chiederlo ..

Sembra che nonostante questo futuro imperante certi detti e certe “cattive” usanze non mollino la presa. Anche oggi nei piccoli centri esiste la Maria Lou… o sbaglio? Siamo ben lontani dall’emancipazione…
Non è cambiato nulla e le Maria Lou sono ovunque e spesso “abbandonate” a se stesse. L’emancipazione distorta e il progresso che Internet ha imposto non è per niente gestibile per cui tutta la bruttezza della società si è riversata sui social. Ne viene fuori un quadro triste, personalmente di poco speranza futura…
Oggi le Maria Lou e le Malacarna sono sui social media, commentate volgarmente sotto i post; questo è il risultato del fatto che non può esserci emancipazione senza cultura. Una mancanza che è figlia degli ultimi quaranta anni in cui un’intera società non si è preoccupata di migliorare il proprio futuro.

Com’è stato unire al rock dalle sfumature tribali e gotiche questo dialetto lucano? Sembra che si sia enfatizzata la tradizione popolare o sbaglio?
Inizia sempre su vari livelli di sperimentazione, mai nulla di premeditato. Mi faccio coinvolgere da tutto ciò che ascolto per poi farne un frullato sonico. Io e Tony avevamo già fatto un’esperienza simile dialettale per cui sapevamo che il dialetto lucano avrebbe portato la musica ad un livello superiore cambiandone anche i connotati in modo più ‘ruvido’, ‘polveroso’ ed allo stesso tempo più poetico.

E vorrei ritornare al primo singolo estratto “Nunn’è rrelore”. Anche qui il video è decisamente forte… una chiave di lettura per questa simbologia?
Il testo parla della contrapposizione fra male e bene, amore e morte ed è ispirato da una frase che la nonna di Tony gli ripeteva “il vero dolore non è perdere l’amata a causa della morte, ma perdere l’amata quando questa è ancora in vita”.
Dorothy ha avuto la geniale idea di non parafrasare la storia ma usare il concetto del “male” in una visione più ampia e legata alla società (e al male che ci portiamo addosso). Un diavolo che gioca con un mappamondo, lo fa esplodere, lo butta in un water e ci si siede sopra. Personalmente lo reputo la sintesi del ‘bel mondo’ in cui viviamo e della direzione in cui ci stiamo infilando.

Bene e male… un connubio indissolubile… e allora quanto male c’è dentro questo disco dei Malacarna?
Non c’è male, lo raccontiamo solo per esorcizzarlo o per denunciare ciò che vorremmo non accadesse ancora..