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Luca Amoroso: il tempo, il passato, riconoscersi

Nuovo singolo per Luca Amoroso, un brano come “Millefiori” che scava a fondo dentro un passato personale con liriche che accolgono un suono scarno e semplice, molto figlio di un certo cantautorato dannato e introspettivo… molti i richiami ad un Manuel Agnelli dalle intenzioni distopiche e questo modo battistiano di pensare alla melodia e alla voce. Una canzone che alla vita e al tempo devono molto…

Ciao Luca, un giovane ragazzo legato a quella che è la tradizione cantautorale italiana. È giusta questa nostra fotografia?

Un abbraccio a tutti innanzitutto e grazie per questa intervista. Inizio col dire che è assolutamente vero, sono molto affezionato alla tradizione cantautorale italiana. Da piccolo passavo molto tempo ad ascoltare gli album di Lucio Battisti e subito dopo li riproducevo cantandoli e suonandoli. Voglio portare avanti la tradizione del cantautorato italiano, in una chiave moderna e diversa, affinché ci sia un’evoluzione che le persone possano amare e che possano quindi ritrovarsi nelle mie composizioni e nelle tematiche che affronto.

La passione per la musica e l’ambiente familiare ti portano ad amare gli strumenti musicali e alla necessità di suonarli. Li studi e diventi un polistrumentista. Qual è fra quelli che suoni lo strumento che preferisci e con cui magari componi?

Lo strumento principale con il quale compongo in genere è la chitarra. Ma col tempo sin da piccolo ho trovato necessario esprimere certe emozioni con il pianoforte e i sintetizzatori.

La tua ultima produzione si intitola “Millefiori” ma prima vogliamo dare uno sguardo al precedente , “Il Mio Dio Non C’è” che forse rappresenta un percorso di avvicinamento anche al nuovo singolo. Dicci la tua…

Con questi due singoli tratti dall’album ho voluto annunciarne i temi principali. Con “Il Mio Dio Non C’è”, ho voluto raccontare lo spaesamento spirituale dell’essere umano, che si trova in difficoltà e ha bisogno di trovare qualcosa a cui aggrapparsi per non rimanere abbandonato a se stesso. Attraverso la ricerca interiore possiamo trovare la chiave della pace in noi stessi, anche se sembra tutto perduto e complicato. Con il secondo singolo “Millefiori”, entriamo nella sfera personale di tutti noi, in particolare l’infanzia che è sempre un fattore catalizzante crescendo. Molti hanno bisogno di digerirla anche in tarda età. Non si smette mai di attingere alla propria infanzia nel corso della vita, perché ci racconta chi eravamo e chi siamo diventati ora.

Cosa rappresenta per te la musica a livello comunicativo, è ancora un fattore importante oppure il mondo di oggi la sta spostando verso altre derive?

La musica rimane e rimarrà per sempre lo strumento più divino di comunicazione che esista, in quanto veicolo delle emozioni molto forti, che le persone hanno il bisogno di sentire.

Ma ora arriviamo a “Millefiori”, qual è il suo messaggio per te e per il pubblico ascoltatore?

In “Millefiori” ho raccontato uno scorcio ben preciso della mia infanzia, che è stato evocato da un particolare accordo, il sol maggiore. Mi sono calato nei ricordi di quando abitavo a Pavia, parlando di immagini agresti (tema molto presente nell’album) e di vita quotidiana assieme ai miei genitori. C’è anche il tema di non essere compreso da piccoli, nel quale molto ascoltatori si identificano.

Il prossimo futuro di Luca Amoroso cosa ci regalerà?

Ovviamente l’album al quale sto lavorando da due anni e mezzo. La prima fase è stata quella della composizione e della cernita delle canzoni, la seconda fase è stata quella delle registrazioni alle quali ho dedicato giorno e notte per 8 mesi. Manca poco alla revisione finale ed alla conseguente uscita.

Saluta con un tuo pensiero i nostri lettori.

Grazie a tutte le persone che leggeranno questa intervista e alle persone che attraverso la mia musica e le mie parole provano delle emozioni catartiche e dei ricordi importanti per le loro vite. Non vi ringrazierò mai abbastanza, mi sento così grato. Un saluto a tutti, vi abbraccio.