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LeadtoGold: caldo a sud della California

Acidità cittadine dal Sud della California con questa omologazione che lascia presagire una follia repressa pronta ad esplodere. Come in quel giorno di ordinaria follia così il perfetto incedere di vite tutte uguali che poi alla fine si lasciano demolire da una femme fatale e da quel sottobosco noir americano anni ’60. Un bellissimo esordio firmato dal trio siciliano dei LeadtoGold. Si intitola “I” e noi lo abbiamo catturato proprio a ridosso di questo nuovo bellissimo video del singolo “2.57” scritto e diretto da Viviana Santanello. Un disco assolutamente fuori tempo e fuori stile per questo mondo digitale che pensa al futuro rimescolando il passato. Abolisce i cliché e torna alle rivoluzioni. Il ’68 sembra un fantasma dai contorni ben definiti nell’alcool e nel ferro arrugginito di questo rock americano dei LeadtoGold.

LeadtoGold e poi “I”. Ci raccontate la genesi di questi titoli e intitolazioni?
LeadtoGold deriva una miniatura medievale raffigurante un alchimista intenti a trasformare il piombo in oro, una pratica impossibile, metafora dell’accidia, del tedio creativo e delle elucubrazioni mentali. È il senso più profondo di questo primo lavoro, motivo per cui il titolo è una sorta di “non titolo”: “I” può essere inteso come prima persona singolare “IO” o come primo in numero romano.

Il vintage la fa da padrona a casa vostra. Ma vivete ancora in Italia o siete già espatriati altrove?
No no, viviamo ancora in Italia (ride).
Non è stata una ricerca voluta, probabilmente è qualcosa che sentiamo dentro e che fa parte della nostra personale educazione culturale. Abbiamo anzi cercato di sfatare alcuni nostri personalissimi tabù, andando a cercare il senso più profondo dei grandi del passato: sperimentare, innovare, mescolando quanto più possibile generi di ogni epoca, anche recentissimi.

Questo disco andava registrato in analogico… dico “andava” perché ho presupposto che non l’abbiate fatto. Giusto? Vinile?
Giusto, è stato registrato tutto in digitale interamente da noi. A dire la verità non siamo dei “puristi” rigorosi per il discorso di prima, e crediamo anzi che la tecnologia di oggi abbia un risvolto positivo in tal senso. È vero che smartphone, tablet e social ci hanno un po’ atrofizzato il cervello, con risvolti di cui parliamo anche nel disco, ma tutto dipende sempre dall’uso che se ne vuole fare della tecnologia: “Where’d You Run” il nostro primissimo brano, è nato giocando con un’app su iPhone, e alcune registrazioni sono ancora presenti nella versione finale.

L’immaginario della Femme Fatale. quello dell’alcool liberatorio, quello dei fumi, quello dei “The Dreamers”. Da dove nasce questa direzione artistica?
Nasce dall’urgenza di evadere probabilmente, dalla necessità di trovare e vivere realtà diverse da quelle che viviamo quotidianamente. E non ci riferiamo a una mera questione geografica, vivere a Manhattan o a Parigi non allieverebbe il disagio e il senso di inadeguatezza che proviamo più in generale nell’ideale di vita occidentale.

E dal cinema, Bertolucci a parte, cosa avete preso? Perché anche solo a guardare il video di “Milionaire” c’è tantissimo di cinematografico in ogni parte di voi…
Tantissimo cinema senz’altro. Lynch, Fincher, Lumet, Fellini e tanti altri ancora; cerchiamo di non fare mero citazionismo un po’ fine a se stesso, ma di trarne ispirazione anche per suoni, arrangiamenti e storie da raccontare all’interno della nostra musica. Il nostro intento è stato quello di ricreare in un immaginario, un mondo quasi fisico e tangibile e non una semplice raccolta di canzoni.
Non sappiamo quanto questo questo tentativo sia riuscito, ma di sicuro da parte nostra c’è stato il massimo impegno.

E anche qui la domanda nasce spontanea: girare con una Super8?
Perché no? Magari in futuro. Magari un corto musicale…