Site icon Blogmusic.it

KRISHNA BISWAS: la meditazione intima del suono

Mi riporta inevitabilmente alle esperienze oniriche di un suono psichedelico, per quanto a questa parola non restituisco le visionarie e distorte composizioni di acidi ma più ad una voglia di rendere reale il pensiero e la fantasia di un artista libero di essere. Mi riporta decisamente a quando la musica era meraviglia compositiva priva di tutto quel rincorrere fama e successo come fosse l’unico scopo di esistere. Si intitola “Panir” il nuovo progetto del musicista e compositore Krishna Biswas. Una sola chitarra acustica per 17 pitture a olio di china in cui la musica sagoma sensazioni e personaggi, luoghi e stati d’animo. La composizione di Biswas, giovane fiorentino di origini per metà indiane e per metà americane, si sviluppa in 4 suite e 5 altri brani che eludono dal concept rinchiuso nelle stesse suite. La descrizione di quest’opera è assai complessa e non fa sconti di pena: mettiamo da parte la mediocrità di ascolti e la cultura fin troppo ignorante di quello che passano i grandi media. Ci rivolgiamo a chi dalla musica chiede tanto altro. Sedersi e ascoltare. Dalla RadiciMusic ecco un progetto di grande spessore. In rete il video ufficiale con l’artista fresnopesciacalli. Per noi eccovi una bellissima intervista:

La forma musica con te subisce delle variazioni assai intense e determinanti. Ce ne vuoi parlare? Che tipo di composizione si deve attendere a chi si approccio al disco e alla scrittura di Krishna Biswas?
Hai ragione quando dici che le formule di scrittura più tradizionali subiscono delle variazioni che risultano determinanti. Credo che per capire la proposta che presento sia utile risalirne all’origine. Penso sia qualcosa che nasca dal contatto con lo strumento della chitarra, elettrica nel mio caso. Per molti anni ho ,ed ancora oggi , praticato professionalmente linguaggi della tradizione americana con la chitarra elettrica. Lo strumento per sua natura ed il repertorio di conseguenza richiedono un tributo di soluzioni musicali e gestuali ben precisi, geometriche. Probabilmente dopo un sovraccarico di questo approccio è nata l’esigenza di cercare di disinnescare i rituali che frequentavo e cercare un luogo musicale in cui la selezione degli elementi avvenisse sotto l’influenza di brani più vicini all’ascolto che sentivo più vicini al mio gusto personale, quali Jarrett, Brahem, Battaglia. In molti dei brani che amo di più di questi artisti le forme strutturali sono meno rigide e permettono un’esplorazione strumentale che regala delle piacevoli sorprese. Per aiutarmi in questo approccio ho accordato la chitarra con intervalli alternativi a quello standard, onde depistare il più possibile il mio cervello dalle soluzioni meccaniche proprie di altri stili tradizionali.

Origini e ispirazioni. Quanto l’India e quanto l’Europa? Per caso anche il resto del mondo?
Dici bene, sono presenti più influenze e sonorità nella musica che propongo. Inevitabilmente dall’esplorazione musicale che pratico emergono gli ascolti con cui mi alimento. Ho avuto la fortuna per motivi di famiglia di essere esposto a stimoli musicali provenienti sia dal mondo occidentale che da quello orientale. In linea di massima preferisco avere il minor numero possibile di rifiuti nei miei ascolti, cercare di accettare ciò che mi viene proposto. Questo mi regala oltre che ricchezza, nuovi territori ed idee per ulteriori brani.

Pensi che sia stato in qualche modo limitante il suono di una sola chitarra? Hai mai avuto la necessità di arricchirlo di altro?
Non penso la ricchezza in termini di somma. La percepisco in termini di aderenza al proprio movente musicale ed umano. Sono attento a mantenere questo tipo di contatto. Non escludo la presenza di altri strumenti e situazioni nel mio percorso; al momento sono concentrato su questo assetto che è per me molto impegnativo.

Di sicuro il tuo progetto è assai lontano da tante dinamiche mediatiche. Come la vivi questa “emarginazione” dal mondo della musica che finisce in radio?
Non concosco le dinamiche mediatiche se non come distratto osservatore. Sono consapevole che la mia proposta è lontana da schemi che intuisco muovere le acque di mari musicali a me distanti ed in cui non sono interessato a bagnarmi.

Per comprendere al pieno la tua scrittura e la tua musica ci vuole tempo e dedizione. Ci vuole cultura. Come accogli in questa casa chi non ha affatto gli strumenti per comprenderla? (Ovvero, tempo che si parli della stragrande maggioranza delle persone, non trovi?)
Esistono tante pietanze, tragitti, soluzioni e quant’altro in questo mondo, questo mi sembra chiaro. Non so se in generale io possa tracciare dei limiti che siano credibili, non ho la magnitudo sufficiente per farlo. Posso dire che chiunque voglia provare ad ascoltare lo stile che propongo è il benvenuto, indipendemente dall’esito di questo contatto beninteso.