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INSCHEMICAL: un esordio in bilico

Mi piace sempre giocare con i titoli. Attirare la curiosità e, in prima battuta, far sembrare che sia tutto così grigio e foriero di polemica. In vece l’essere in bilico di questo titolo si riferisce a quella linea sottile che divide il rock dal pop, mettendo da una parte la rabbia per la ricostruzione di un sé e dall’altra il romantico incedere dei sentimenti. “Politica” nel senso più nobile e sociale del termine, si scontra e si incontra con “Amore” nel senso più spirituale che c’è. Loro sono gli INSCHEMICAL con un eponimo disco per il loro esordio in questo 2018 che sembra scarno di esordi a dire il vero. Una canzone rock come dicevamo che attinge a quel metal nuova generazione che mescola i cliché delle grandi scuole e inserisce il futuro digitali di sint come nel brano “Controinformazione” – esplicita dedica a Peppino Impastato – dove troviamo questo sint un po’ esoterico che ci riporta agli UMMO di “Vortice” (anche quello fu un grande esordio del 2014 in cui si mescolavano tinte simili). E se il singolo di lancio “Un nuovo inizio” di cui la rete ci restituisce un video ufficiale sembra strizzare fortemente l’occhio al pop nostrano da main stream allora eccovi un opening con “Affine al mio tempo” in cui il sostenuto di rock – ma di rock davvero di maniera – ci riporta ad un’America anni ’70 e ad un sapore più da degrado urbano di periferia che da grandi route verso i tramonti. Probabilmente è in “Buio” che i nostri trovano l’espressione vincente per incorniciare in appena nei canonici 3-4 minuti un brano che raccoglie i disegni noir e quelli psichedelici, gli acidi di alcune variazioni e la semplicità della bella melodia italiana.

Agli Inschemical forse manca ancora il quid, la forza. Siamo ad un esordio e in fondo ad un esordio vanno perdonate tante ingenuità che un secondo disco è chiamato a cancellare per sempre (si spera). Di sicuro quello che salta all’occhio è il bisogno di un’immagine ferma e decisa, coerente con il genere ed il suono. Se un disco può mescolare le carte (e fino ad un certo punto), l’immagine ha il dovere di farci orientare forse in un modo più concreto e definito. Resta da fargli un elogio sulla chiusa: con “La ricerca” il disco degli Inschemical si chiude con la dolcezza spirituale di una nenia orchestrata. La ricerca della felicità poteva però passare attraverso un testo meno alla “Moccia”. Vabbeh mettiamo anche questo nella lista delle cose da perdonargli a questo primo giro di boa che ha tantissime belle carte da giocarsi per il futuro. Insomma benvenuti Inschemical. Play Loud.