Non sapremo da dove cominciare ma sicuramente sapremo come rispondere al circo mediatico che è pura estetica da guardare in scena questi giorni. E rispondiamo a nostro modo con la MUSICA di un CANTAUTORE e le lettere sono maiuscole perché in temi come questi si deve per tornare a sottolineare le differenze con violenza estrema… estrema come la violenza con cui siamo sottoposti a stupri concettuali di massa. “Single” è il nuovo disco di Giacomo Deiana pubblicato da RadiciMusic. Cantautore sardo, non vedente da quando era giovanissimo. E sottolineiamo questo singolo “Serena”, tautogramma di sole “S” firmato dalla regia di Marco Oppo. In direzione ostinata e contraria alla massa assoggettata al potere costituito, alla visione inerme e senza personalità di un mare di forme e di consonanze ormai rese abitudinarie. Il disco di Deiana è trasparente giaciglio dove riposa l’energia spirituale di chi, senza promettere rivoluzioni, comunica se stesso, la sua “visione” del mondo e della vita, ripercorrendo un filo conduttore lasciato da canto con il precedente lavoro e che forse avrà ancora modo di svolgersi nel prossimo futuro. A spezzare il continuo di forme canzoni – che trovano ospiti celebri come Max Manfredi o il suo corregionale Andrea Andrillo – suonano senza nebbia le sue piccole composizioni strumentali per sola chitarra classica, quasi unico protagonista del tutto. Certamente non è estetica e non ci troviamo dentro i singoli che fanno danzare le masse o che fanno muovere le pubblicità. Questo video è emblematico, importantissimo… da qui si deve partire per capire quanto stiamo perdendo del nostro patrimonio intellettivo.
Un disco delicato. di significati ma anche di canzoni.Partiamo da questo titolo: perché “Single”?
Intanto perché si tratta della mia condizione sentimentale al momento della composizione e registrazione del disco, nonché quella attuale! Poi perché il disco è quasi tutto suonato da un solo strumento, e, a parte l’inserto della meravigliosa fisarmonica di Pierpaolo Liori nel valzer della domenica, è stato interamente eseguito da me. Non di secondaria importanza è che vivo con un certo orgoglio il fatto di vivere da solo e gestire in completa autonomia casa e faccende ad essa correlate.
Un percorso che continua anche dal disco precedente…chitarra acustica. il cuore di tutto.Unisci anche la forma canzone a quella puramente strumentale, perché? Pensi
Sì, la mia chitarra classica è la protagonista principale del disco, e prosegue il discorso che chiudeva il mio precedente lavoro.
Ho amato e tutt’ora amo tanta musica diversa e mi appassiona da morire il fatto che si possano esprimere concetti simili in modi anche molto differenti oppure concetti diversi all’interno di un medesimo linguaggio. Generalmente ricorro alle parole quando ho necessità di esprimere concetti in maniera più chiara ed esplicita, invece mi affido alla sola musica quando desidero che sia l’ascoltatore a scegliere il paesaggio del viaggio in cui le note sono il solo mezzo di trasporto.
E restando sul tema:pensi che da solo il suono possa bastare?In fondo è un vedere altro anche quello o sbaglio?
Sì, è esattamente questo il punto. Tutti coloro che vedono, o hanno visto, ricorrono alle immagini per fermare una sensazione, o per darle concretezza, e credo che il suono non faccia eccezione. Diamo sempre un colore diverso ad un diverso timbro, una canzone ci riporta ad un ricordo del passato, il suono di uno strumento può evocare luoghi vissuti o immaginati.
Lanciamo di seguito il video di “Serena”, un messaggio molto forte…
Sì, sono consapevole del fatto che il livello di attenzione media ai contenuti musicali oggi è piuttosto bassa, e anche che questo video richiede per sua natura di essere guardato due volte. Già in fase di realizzazione con Marco Oppo abbiamo preso in considerazione questo che ad oggi è considerabile un “Inconveniente”, e la mia risposta è stata quella di Christopher Lloyd in “ritorno al futuro”: “be’, ho pensato: chi se ne frega!”.
A parte gli scherzi non desidero sacrificare l’autenticità di ciò che faccio per inseguire le moderne e mutevoli modalità della fruizione artistica, anche perché già il concetto stesso di album è più che obsoleto.
In altri termini questo video, questo album, così come il precedente, mi rappresentano, ovviamente non completamente, dato che ogni opera finita è una sintesi, però mi sono dato la regola di non fare nulla che non venga veramente dal profondo del mio cuore. È un patto che ho unilateralmente stretto tra me e il mio pubblico, sia che fosse formato da pochi appassionati o, come ogni musicista spera, da un più vasto numero di ascoltatori.