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FUCKSIA: la provocazione, l’emancipazione, il pop del futuro

Un disco decisamente ricco di spunti e di importanza sociale nonostante la provocazione che subito si inquadra dentro un contesto sessuale e quindi ci vuol poco a deviare verso altri lidi. Quello delle FUCKSIA è un progetto che cerca appunto il confronto e l’incontro dentro temi delicati dell’accettazione pubblica: sono Mariana Mona Oliboni, Marzia Stano, Poppy Pellegrini, transfemministe e orgogliosamente queer in un disco che coniuga l’elettronica al pop dentro forme decisamente inglesi al palato che mi porta a ricordare trame ampiamente conosciute di anni – quelli ’90 – che hanno spesso dedicato spazio a forme simili di musica. Colori accesi, eccessi ma anche tantissima normalità che ancora oggi facciamo fatica a considerare quotidiane. Un disco davvero interessante anche dentro le liriche che sfogliano pagine sociali su cui è doveroso soffermarci, fosse solo per sconfiggere il muro di ipocrito perbenismo che impera ovunque.

La diversità. La normalità. Navighiamo a vista dentro queste parole. Per voi cosa significano?
La diversità e la normalità sono parole che servono a dividere, ad allontanarci lə unə dalle altre, ad isolare. La parola che restituisce sempre una rotta è “amore”, dentro questa parola c’è la comprensione, il perdono, la sorpresa, la vitalità e il coraggio.

Un disco sociale a tutti gli effetti. Temi importanti che sottolineano ancora una volta quanto siamo lontani dal futuro che tanto cinguettiamo… vero?
Saremo sempre lontane da quel futuro finché le persone faranno scelte dettate dalla paura e non dal coraggio.
Prendi il razzismo ad esempio, si è perpetrato perché i colonialisti bianchi raccontavano in patria che i neri erano selvaggi come animali, avevano il sangue blu ed erano pericolosi perciò era giusto e necessario sottometterli se non si volevano correre dei rischi. Pensiamo al sessismo: l’emarginazione e la sottomissione della donna per volere dell’uomo è stata possibile ed agisce ancora oggi perché gli uomini hanno convinto altri uomini, e anche tante donne, che esse sono esseri imprevedibili, irrazionali, deboli. La retorica della donna ingannatrice che manipola l’uomo con le sue arti seduttive è un retaggio antico e intriso di sessismo che ancora oggi va molto in voga nel linguaggio corrente, nella mentalità comune, nelle barzellette, nei meme che fanno ridere… Ma ciò che oggi scatena risate è quello che ha permesso alla chiesa, con il benestare dello stato, di bruciare vive e di lapidare a morte più di tre milioni di donne nella pubblica piazza. È giusto avere la propria opinione e difenderla ma bisognerebbe fare più attenzione al linguaggio che si usa verso l’altre perché alla base di molte scelte, come spesso accade purtroppo, c’è la paura, non il coraggio.

Però una critica voglio farla: non pensiate che dietro tanta scena il messaggio venga messo in secondo piano se non addirittura offuscato? Tanto clamore di colori, di glamour… ma poi i brani arrivano davvero per quel che devono? Di sicuro ad un pubblico media ignorante della lingua inglese direi che è tagliato fuori… come la vedete?
A giudicare dalle reazioni che abbiamo visto durante i live direi che il nostro messaggio arriva forte e chiaro! La parola non è l’unico strumento di comunicazione anzi crediamo che il corpo comunichi tutta una serie di significati che la parola non riesce a veicolare. Quanto alle foto e alla nostra immagine pubblica, posso dirti che la forma per noi non è slegata dal contenuto. Abbiamo studiato tutte e tre all’Accademia di belle arti, siamo artiste visive oltre che musiciste e trattiamo il nostro corpo come una superficie infinita, libera da gabbie e griglie, su cui dipingere in nostri desideri.

Bellissimo il video di “Consense”. Finalmente l’uomo al centro dell’eros? È una chiave di lettura possibile?
Certo che è una chiave possibile, è ciò cui auspichiamo. Liberare la donna dalla sua subordinazione imposta dal pensiero patriarcale e liberare l’uomo dalla sua mascolinità tossica.

Dal vivo? Che succede in un concerto delle Fucksia?
Sul palco noi balliamo, esultiamo, sudiamo, sussurriamo e urliamo. Il live è un rituale catartico in cui perdersi e ritrovarsi.