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Francesco Garito: esce oggi “L’ATTESA”

Come promesso siamo tornati sull’argomento e lo facciamo senza aspettare un giorno di più. Dopo averlo fotografato per bene nel mio ascolto mi sono fermato a rapirgli qualche curiosità. Oggi esce il nuovo lavoro discografico di Francesco Garito pubblicato da RadiciMusic. Ha deciso di intitolarlo “L’Attesa”. E poi ha deciso anche di suonarlo come gli veniva, lui e “Stiv” Cantarelli e pochi altri. Questo disco ha poco da vendersi che tenga conto delle mode e tanto da raccontare. Ne ho già parlato in un’altra pubblicazione che ho curato proprio oggi e mi sono divertito a raccontare questo disco come un cofanetto di istinti e di emozioni rapite al caso di un momento. Canzone d’autore impegnata nel sociale per quanto il sociale è la vita di ognuno di noi piuttosto che quella dei palazzinari. E poi c’è il ferro degli strumenti e il suono delle mani…la vita degli artisti. La canzone d’autore di Francesco Garito mi è subito piaciuta: oggi più che ieri siamo in grado di trovare ogni cosa a spasso per la rete. Ma di certo ci siamo dimenticati di quanto siano belle le cose fatte per davvero dagli uomini…invece che dalle macchina. E prima di lasciarvi alle sua parole e invitarvi all’ascolto di questo disco tenete sempre conto che davanti avete un suono ripreso e voluto analogico fin dentro le ossa. Plug & Play e senza troppo pensarci su…

Mi cattura l’attenzione il significa di una parola importante per questo disco. L’Attesa…come semina prima e come raccolto poi. Attesa come pazienza. Ma l’arte non è figlia della passione e quindi dell’irruenza di esprimersi?
Qualcuno ha detto che “la rappresentazione della sola bellezza è l’infanzia dell’arte” ed allora, la passione e l’irruenza potrebbero essere l’adolescenza mentre la pazienza l’età adulta.
Ho sempre inteso l’arte come veicolo per esprimere delle necessità, delle urgenze ed in una prima fase di creazione queste urgenze sono sempre molto forti e fuoriescono copiosamente, la seconda fase è poi quella della riflessione, la mià età adulta.
In ogni caso è vero che se manca la passione, l’irruenza o l’urgenza di esprimersi tanto vale tacere ed attendere.

Un disco analogico…giusto? Forse più analogico negli intenti che nella tecnica…vero?
Tecnicamente per essere un disco completamente analogico avremmo dovuto fare il master su nastro e magari stampare su vinile ma la cosa che più mi affascinava ed attraeva era poter registrare delle canzoni in presa diretta, senza trucco e senza inganno, come si faceva molto tempo fa, fermare il momento, a questo aggiungerei anche quel calore che certa strumentazione riesce a dare al suono. Negli intenti e nella filosofia il disco è assolutamente analogico se per “analogico” intendiamo fare le cose prendendoci il nostro tempo e cercando di non bruciare velocemente quello che si vuole dire. Ho cercato l’umanità che può esserci nelle sbavature di un esecuzione non perfetta.

Io gioco di impressioni. C’è molta casualità, c’è molto live ma soprattutto c’è moltissima attenzione alla verità più che all’apparenza…corretto?
Assolutamente, ho cercato l’umanità e la verità che può esserci nelle sbavature di un esecuzione non perfetta, non avrei voluto dare un immagine di me che non fosse quella reale così come non volevo fare un disco che non fosse riproducibile live anche solo con voce e chitarra.
La casualità è una componente per me fondamentale, sono fatalista, questo disco è germogliato grazie alla casualità e tutto lentamente ha preso forma come avrei voluto.

Il video di lancio…anch’esso trasuda casualità di vita quotidiana…come mai questa scelta?
Per quanto ti dicevo prima. Una scelta di onestà intellettuale ed artistica, descrivere la quotidianità senza filtri, senza voler essere forzatamente “fighi”, probabilmente 10 anni di musica in strada mi hanno condizionato in questa scelta, in strada non ci sono vie di uscita, sei tu e chi ti ascolta. Dalla quotidianità e dalla strada ho tratto spesso ispirazione, mi sembra corretto restituirla cosi com’è.

Francesco Garito nella canzone d’autore oggi. Credo sia la critica la prima nemica dell’arte…
Per quanto mi riguarda ho una certezza : non cerco l’approvazione ad ogni costo, seguo l’istinto e faccio quello che più mi gratifica, se poi anche solo un ascoltatore si riconosce sono contento.
La critica è inevitabile, fa parte del gioco, la cosa importante è non farsi trascinare o coinvolgere troppo, diventare un “come tu mi vuoi” ma non credo sia una nemica, non avrebbe alcun interesse ad esserlo, la critica si nutre d’arte e poi in alcuni casi la critica stessa è stata arte. Credo che, nel bene e nel male, la si debba ascoltare e poi elaborare e fare come meglio si crede.

Ed infine la terra. Quanta toscana c’è dietro questo disco?
Io sono prima di tutto calabrese, Stefano Cantarelli che ha prodotto il disco è romagnolo, la foto di copertina è stata scattata a Copenaghen…è un disco cittadino del mondo !!! ma la Toscana mi ha dato tanto in termini di maturità artistica, mi ha dato la possibilità di incontrare e confrontarmi con tanti altri artisti, Firenze è un crocevia di idee e di eventi nazionali ed internazionali, l’aria che si respira è stimolante. Mi piace immaginarmi oggi come un bel vino maturo, un Chianti Classico !