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FABE: l’orgoglio, la guerra e il suono indie

Guerra quotidiana, guerra che l’orgoglio mette in scena, produce, ne restituisce vittime e cocci. Fabio Rapisarda lo sa bene e nel suo moniker FABE decide di farne suono indie in un Ep che titola “Guerra d’Orgoglio” dove campeggia l’estetica ruvida di reminiscenze del rock… dove si annidano anche delle dolcissime soluzioni di pop… dove l’indie italiano diviene matrice e veicolo, foriera di fotografie di vita quotidiana. Questo e tanto altro ci piace leggere dentro le liriche di questo esordio di FABE

Un titolo forte, per un brano, per il disco. Quanto pesa l’orgoglio nelle battaglie quotidiane? Quanto ne è responsabile prima di tutto?
L’orgoglio è il bene e il male, crea dinamiche giuste e sbagliate, è il primo motivo per cui le cose non vanno come devono andare, ma allo stesso tempo è necessario per difendere ciò che conquistiamo sul campo.

Chi è FABE? Anzi… secondo te che artista sta diventando? Col senno di poi dopo questo nuovo Ep…
FABE è la parte creativa di Fabio, è il lato positivo, è il mio upgrade, non so bene cosa sia o cosa diventerà ma è coraggioso, vero, non vuole raccontare frottole nelle sue canzoni e non è un superficiale, vuole essere uomo prima che artista, e sa benissimo che la verità è un fattore imprescindibile per avere un futuro e un pubblico nella musica.

A differenza del primo lavoro qui si respirano più colori positivi, comunque sento una maggiore resistenza ai cattivi pensieri… forse arriva la maturità che cercavi?
Sì, speriamo, diciamo che con un po’ di esperienza si affrontano in maniera diversa certe situazioni, e queste inevitabilmente vanno a cambiare il mio approccio alla musica e al mio modo di scrivere o di interpretare un brano.

Il singolo poi è una meravigliosa dichiarazione di emancipazione… che non sta nella vittoria di una guerra ma nella consapevolezza delle sue radici. Non credi?
Assolutamente si, e come a voler dire “fate un po’ cosa volete, d’ora in poi chi se ne frega, io sono questo”, senza però rinnegare l’amore e i rapporti, il mio è un “vaffa” detto con rispetto.

La scena indie, il pop che si mescola con toni urban… ce ci sia della “periferia” anche dentro i suoni di Fabe?
C’è la strada, il Bar sotto casa, l’oratorio, le case popolari, la povera gente, io vengo da lì, vengo dal nulla, dove sono cresciuto portare il pane a casa non è mai una cosa così scontata, e vai a capire perché, puoi togliere il ragazzo dalla periferia ma non la periferia dal ragazzo.

E nella vita quotidiana, Fabio Rapisarda quanto somiglia a Fabe?
Dipende dalle circostanze, nella musica riesco sempre a stemperare gli animi, nella vita no. Trovo che scrivere mi rilassi e faccia uscire come ho detto in precedenza la parte migliore di me, le mie fragilità, la mia onestà e la mia vena romantica che prova a sopravvivere nonostante tutto.