“Aria” è un racconto sonoro di disagio e autoconsapevolezza. La Stanza Di Iris invita l’ascoltatore a immergersi in una cruda introspezione musicale, dove il graffio ruvido della chitarra accompagna un’incessante ricerca di liberazione. Segui l’intervista per scoprire di più.
Bentrovati, ragazzi. Il vostro nuovo singolo “Aria” è estrapolato dall’album d’esordio “Presente Anteriore”: che valore ha il brano per voi?
Ciao grazie bentrovati. Ha un valore molto alto. Un pezzo rappresentativo di quello che è La Stanza di Iris. Riff e batteria a pieno regime a fare da base a un testo molto particolare a livello emotivo.
Credete che il pubblico possa empatizzare con le situazioni descritte? In che modo?
Noi speriamo sempre che chi ascolta possa poi immergersi o riconoscersi nel testo o comunque cercare di capire cosa c’è dietro quelle parole
Avete inserito echi delle vostre vicende personali?
Assolutamente come tutti i nostri brani si parte sempre da esperienze personali. È un modo anche per cercare di far scivolare via alcuni ricordi
Nel momento in cui si raggiunge la consapevolezza dell’autodistruzione, come bisognerebbe agire?
Volete trasmettere un messaggio particolare ai vostri ascoltatori? È naturale che (purtroppo) non esiste una formula che possa dire cosa fare in certe situazioni ognuno di noi ha una propria mente che ragiona in modi e maniere diverse. La cosa che possiamo dire è che già raggiungere la consapevolezza è un buon punto. Da lì la via migliore che si può prendere è tirare una linea, azzerare e provare a ripartire. Anche mezzo passo alla volta. Respirate Aria!