Di questo disco nuovo, di quello nudo di pianoforte e voce, di quello “acustico” che riprende la sua versione in studio e ne fa un concerto intimo e personale, tutti parlando di questa “Nero Bianco e Blu”, l’inedito che Gianfranco Mauto realizza nella musica per dare una forma canzone ad un testo inedito di Piero Ciampi. Certamente un nome che copre e nasconde tutto il resto e che si impreziosisce poi anche di questa featuring firmata da Miranda Martino, in carne ed ossa… a lei erano destinate le parole di Ciampi, a lei si fa ritorno con un piglio di voce che sa di vita e di tutte le sue derive possibili. Mauto dunque si eleva a traghettatore dando al suo pregiato pop d’autore anche il lusso di accogliere qualcosa che non avrebbe avuto altra vita che la memoria umana. Il suono di un cantautore, nel suo “Tempo migliore”, diviene dimora e alcova ove nascondere e dentro cui confondermi… mescolarsi…
Esiste un tempo? Oppure esiste solo il modo che abbiamo di riempirlo?
In una canzone contenuta nel precedente album “Cosa Cambia” già mi facevo questa domanda: “Ci fosse tempo” era proprio una riflessione sul tempo che c’è e su quello che usiamo per riempirlo… Oggi posso dirti che il tempo che abbiamo “esiste” solo perché lo riempiamo e la strada da fare è rendere quel tempo “migliore” riempiendolo di azioni ed emozioni: solo così hanno un senso, diventando una cosa sola.
Un pianoforte soltanto… ha messo a nudo la verità. E il tutto regge benissimo. Che forse aveva un vestito non adatto o non efficace? Che forse è così che doveva andare sin dall’inizio?
Riarrangiare in chiave acustica e registrare dal vivo piano e voce tutti i brani de “Il tempo migliore” è stata più che altro una esigenza per ritornare alla “nudità” della composizione; in un tempo così stonato da rumori di fondo e superficialità stilistiche togliere quei “vestiti” che avevamo pensato per le versioni “studio” – ai quali sono comunque affezionato e sono il frutto di una ricerca sonora di tanti anni – “spogliare” così le canzoni e ridare loro quella libertà che avevano quando sono nate, senza orpelli, è stata una grande emozione e secondo me dimostra che la forma più intensa di rappresentazione artistica è nella sincerità dell’approccio.
Da cantautore cosa pensi del suono e della scrittura? La forma classica del pop leggero in qualche modo ti accomuna a tanti… ma la vera anima dove si trova e dove dobbiamo ricercarla?
Ripeto spesso che mi piace pensarmi più come “un musicista che canta”, come diceva Pino Daniele: la categoria dei cantautori non mi appassiona e credo che sia più corretta la definizione inglese di “songwriter”, in fondo scriviamo canzoni e cerchiamo di emozionare/ci con queste, nel mio caso per cercare una via migliore a quello che viviamo ogni giorno. E, a questo proposito, come dicevo sopra, l’anima delle canzoni è nella sincerità di chi le scrive ed è in quel momento di verità che viene cristallizzato in un instante in parole e note che possiamo e dobbiamo trovarla.
E in merito al brano cardine che musichi su testo di Ciampi… chi è nato prima? L’incontro con queste liriche o l’idea di una musica nuda?
È stato un incontro di meraviglia, note che in parte già esistevano ma si sono posate con leggerezza e naturalezza su un testo così potente e malinconico; magia della musica che, per non si sa quale motivo, trova la sua ragione in parole scritte più di trent’anni fa…
E dunque per Mauto, qual è il tempo migliore in questa vita?
Quello che viviamo ogni giorno in armonia con i nostri simili e la natura, lo spazio che ci circonda: l’essenza è tutta lì, se pensiamo che la nostra esistenza nell’evoluzione cosmica è paragonabile a qualche secondo del “nostro” tempo, quello che possiamo fare qui è solo cercare di rendere armonici i nostri passaggi; è il nostro tempo da vivere insieme, e quello migliore deve ancora venire…