RæstaVinvE, acronimo e sintesi dei due nomi, Vincenzo Vescera e Stefano Resta, ma anche quel retrogusto francese… sarà che poi si è condizionati dalla presenza di un nome forte in Francia come quello di Clio che sta smuovendo ampi consensi della critica di settore e non solo ovviamente. E non è lei l’unica featuring di questo primo disco del duo pugliese perché troviamo anche Francesco Di Bella che firma la scrittura di “Senza cuore”, brano che più di tanti sottolinea un taglio assai debitore a Lucio Battisti, forse il marchio maggiore a cui il lavoro tutto si affida. E non il solo richiamo utile se pensiamo anche agli anni ’80 e a quel taglio vintage che ormai impera nelle produzioni indie-pop italiane. Ma “Biancalancia” questo il suo titolo, come spesso troviamo scritto nella grande critica positiva che sta raccogliendo, dimostra davvero una pulita ed equilibrata personalità, tra elettronica e forme classiche della canzone, dentro un modo di essere essenzialmente scuro ed intimista con tante ballate che si sviluppano dentro strade metropolitane di piccole città di periferia… e la donna e il suo emanciparsi è al centro dell’amore cantato e scritto dai RæstaVinvE. E non mancano le distopie delle soluzioni digitali, non mancano le variazioni alle chiuse che più ci saremmo attesi. Insomma: indaghiamo con interesse dentro un disco che dal cliché sa costruirsi il suo personale modo di stare nel mondo pop.
L’amore torna protagonista. Sembra una favola ma i toni appaiono cupi, cittadini, crepuscolari… quasi sempre… perché?
Vincenzo Vescera: Non te lo so dire, forse perché le canzoni sono sincere. Quando si vive felicemente un rapporto si passa il tempo diversamente, non certamente a riflettere, a contemplare il mare.. magari con la chitarra.
Stefano Resta: L’album non tratta tematiche sociali, non è una celebrazione dell’amore dei momenti più spensierati, e sani. Racconta più che altro storie che vedono il tema dell’amore della coppia; a trecentosessanta gradi. Si vede che per noi, per duecentosettanta gradi almeno, l’amore di coppia ci si è presentato così.
E restando sul tema: l’amore fa soffrire? Nel disco non ho trovato una tonalità maggiore che aprisse a spazi aperti dove correre felici… sbaglio?
Vincenzo Vescera: In realtà non è proprio così. Vero in alcune canzoni si percepisce un po’ di malinconia, ma anche una presa di coscienza. Cantiamo meno coinvolti di quando abbiamo scritto, perché credo sia questo il segreto.. immortalare dei momenti, elaborarli, per poi condividerli con l’ascoltatore, che spesso si riconosce in certe dinamiche.
Stefano Resta: Gli spazi aperti ci sono, disseminati qua e là: in un finale, in un bridge, in una frase, in un accordo minore non preso volutamente, come in un silenzio, in una pausa. Tuttavia forse più spesso si presentano come onirici, come spazi notturni, o urla liberatorie.
Elettronica noir. Anzi, proprio un intero disco noir. Questa direzione che un poco richiama anche il mood degli Zero Assoluto (chissà se ce li ricordiamo ancora)… dove nasce questa scelta artistica?
Stefano Resta: Nell’album abbiamo tirato fuori prima di tutto noi stessi, nella maniera meno artificiosa possibile; rinunciando coscientemente di fare una specifica scelta di genere. I suoni che si sentono, sono suggestioni che vengono dagli ascolti miei, di Vincenzo e di Maurizio Loffredo, il nostro produttore. Forse con alcune grandi Hit, come quelle degli Zero Assoluto, come quelle di Jovanotti , Neffa, o i Tiromancino, a cui siamo anagraficamente più vicini c’è un riemergere inconscio linguaggio, il fatto che sia noir credo sia una pura scelta di sound. Inoltre ascoltando il disco di sera, o di notte, credo si apprezzi maggiormente nelle sue sfumature. Forse sì in questo è proprio un disco noir.
Vincenzo Vescera: È innegabile una forte influenza della scuola romana, anche se abbiamo cercato di sperimentare il più possibile, alla ricerca di un nostro suono, che ci identificasse dal primo ascolto. Anche se il nostro mood risente del mondo Sinigallia. Riccardo è un caposcuola del genere, a Roma e in Italia.
Due grandissime collaborazioni. Clio e Francesco Di Bella. Mondi assai lontani… come li avete pescati e perché?
Vincenzo Vescera: Io ho pescato Francesco a cui mi lega una fraterna amicizia, lo ritengo uno dei maggiori songwriter viventi; Stefano per ragioni di cuore si è spinto oltralpe.
Stefano Resta: Ho avuto modo di sentire molta musica pop francese in questo periodo, grazie alla mia ragazza che è francese. La scelta di Clio, che è stata una vera fortuna per noi che abbia accettato, e che ringrazieremo ancora per molto, c’è da dire che pur essendo lei una grande cantautrice, io mi ci sono orientato sicuramente per la vicinanza delle tematiche trattate, ma anche per la sua voce, limpida e carica di emozione. Ho sempre immaginato quel pezzo come un brano dance, quasi sensuale. D’ispirazione un po’ retrò, come una dance che puoi trovare in una parte dell’est-europa. Poi, Kavinsky, Royxopp e De Andrè che canta Geordie con Maureen Rix, nel 1966, sono gli esempi a cui mi volevo ispirare.
L’amore ancora… l’allegoria del “Samurai” anche nel video, la vicinanza, la lotta, la prossemica… il prendere misure reciproche… l’equilibrio finale è duro da raggiungere. Questa è la vita per i RæstaVinvE?
Vincenzo Vescera: abbiamo raccontato alcuni episodi della nostra vita esattamente come si fa con un amico fidato o sul lettino dell’analista; quanto al senso della vita lo stiamo ancora cercando.
Stefano Resta: In un certo qual modo questo disco è giocato di per sé, su vari equilibri, alcuni davvero precari, nella vita di questi ultimi anni; anni in cui abbiamo (almeno io, anche se mi sento di poter parlare anche per Vincenzo in cui ho trovato un grande amico e confidente oltre che compagno in questo viaggio fatto di musica),credo di aver capito ad apprezzare la mancanza di alcune dinamiche, che molto spesso più che riempire di tanto rumore di fondo le nostre vite, non fanno molto di più. Tornando alla musica, anche in studio di registrazione e nella fase di arrangiamento l’equilibrio è stato raggiunto con difficoltà.