Vea Angelotti si leva via di dosso ogni cosa. Mettersi a nudo non è solo una didascalica figura da mostrare in un video come quello del singolo “Esplosa” ma anche un percorso verso il buio che troviamo scrutando se stessi. Ed in effetti questo nuovo disco di Vea gioca con le luci, con un mix che spesso ha un retrogusto noir, con suoni urbani e dolcezze melodiche dal velato profilo internazionale. Ci piace il suo modo di “giocare” con l’essenza a cui basta la semplicità per riflettere bellezza. “Sei chi non sei” è il nuovo disco di Vea.
Nuovo disco per VEA che approda ad un titolo esistenzialista… vero? Un po’ shakespeariano se vuoi…
Si, “Sei chi non sei” è abbastanza vicino al celebre “Essere o non essere, questo è il dilemma”. Diciamo che forse nella mia espressione faccio il tifo per “Essere” e quindi, consapevole di condurre una vita tendente al “non essere”, me lo dico con fermezza e ci faccio i conti…
Maschere sociali, maschere con se tessi… maschere con gli altri. Alla fine servono o sono un nemico da sconfiggere?
Credo che siano l’unico nemico da sconfiggere. Le uniche maschere che amo davvero molto, sono quelle artistiche: salire sul palco, per esempio, richiede una particolare maschera in grado di lasciar fluire le emozioni più autentiche. Forse è la sfida più grande per chi vuole vivere affacciato su una platea…
La verità secondo VEA? Sta in quel che mettiamo in mostra o in quel che nascondiamo a tutti?
Mi piace la piega filosofica che prendono tutte le interviste da quando ho fatto uscire questo disco! La verità ha sicuramente una connotazione intima, ma questo non significa, come dicevo prima relativamente al palco, che non possa essere messa in mostra. La condivisione crea dei filtri, delle regole ed è a quel punto che dobbiamo chiederci “Cos’è la verità? Dove si colloca?”
(Fregati! Ahahahah!)
E in tutto questo Valeria Angelotti invece come si pone? Quante maschere ha?
Partendo dal presupposto che Vea e Valeria Angelotti sono la stessa persona, è stata comunque necessaria la maschera del nome d’arte (che poi è il mio soprannome dal liceo) per accorciare le distanze. Non so quante maschere abbia…sicuramente ho tanti ruoli nella mia vita, come tutti. Sono figlia, sorella, compagna di vita, amica, cantautrice…e tutto si mescola e si separa in base alle circostanze.
Il disco poi sembra seguire tracce parallele e distanti dal solito cliché dell’indie pop. Ci piace particolarmente. In questo tempo nuovo, come hai lavorato a questa produzione?
Avrei potuto indossare le maschere e, soprattutto, i filtri dell’indie pop, ma non mi appartengono del tutto e sarei stata disonesta. Credo che l’autenticità ripaghi sempre. Sicuramente farò più fatica a far ascoltare queste canzoni, ma non mi spaventa attendere che vengano comprese. La produzione è stata molto intima: io e il mio produttore artistico ci siamo chiusi in studio e abbiamo lavorato alle mie e alle sue idee in costante contatto. Abbiamo avuto pochissimi dubbi e a me è parso che lui sapesse leggere col pensiero i suoni che stavo immaginando. Un incontro che auguro a tutte le persone che scelgono di comunicare attraverso la musica!