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Nicole Stella: l’oro, la luce e tanta semplicità

Ho voluto giocare con il titolo di questo disco per dare delle immagini che arrivano limpide e chiare dall’ascolto di questo primo disco della giovanissima vicentina Nicole Stella. Si intitola “Dov’è oro ciò che luccica”, un bel portagioie di 10 inediti finemente ricamati dal suono sicuro e denso di semplicità. Prima di tutto va sottolineato il ricamo pregiato del pianoforte di Luca Greco che va ad impreziosire brani come “Per esempio” o “L’innumerevole calcolo del tuo perfetto improvviso” e “Semmai”. E a proposito della seconda traccia appena citata, sottolineo come in questo esordio della Stella, tra collaborazioni autorevoli e una penna di proprio pugno, c’è della farina di qualità assai interessante. Dunque i testi sono protagonisti non scadendo mai nel banale e soprattutto mai eccedendo di ipocrisia e finzione, incuriosendo con costruzioni spesso di immagini e metafore e restando coerenti alla voce di una cantante come Nicole Stella.


“Inciampava tra passi scomposti che buttava qua e la”: uno dei tanti passaggi di “Lei costruiva nel vento”. Ancora: “lei che ballava una musica simile al Jazz”. La costruzione folk in questo disco è assai presente e fortificata anche dalla timbrica di Nicole, una voce che si mostra vissuta, tremolante di espressione, sofferenza a pillole, poco solare nonostante la leggerezza delle canzoni. C’è del folk dicevamo, intenso letteralmente come movimento di popolo, gusto popolare, tradizione e cultura di sempre. ce ne sta tanto, come a forma di country in “L’imbrunire” (tra l’altro bellissimo l’hammond che qui sa far bene la sua parte per quel tocco vintage che cercavo) o come anche in “Vediamoci là” (di cui troviamo il video ufficiale), folk come il gusto attuale che trovo in “Sospiriamo” – unico brano dove forse l’elettronica arriva a dare man forte. Folk come il bel canto italiano che si celebra a pieno in “Semmai” oppure folk come il grande tradizione un poco soul nell’anima e molto americana delle grandi hit nello spirito dell’ultima traccia – questa volta cantata e scritta in inglese – dal titolo “The Blue Eyed Bride”. Ci troviamo di fronte ad un disco che celebra quegli anni, mi riporta ai famosi 50 e 60 ma con un piglio decisamente contemporaneo: insomma c’è modernità in questo retrogusto vintage. E direi che tra tutte torno a sottolineare forse il brano più importante anche in termini di produzione che è “L’innumerevole calcolo del tuo perfetto improvviso”: direi che la produzione ha puntato a restituire quel sapore alla Norah Jones, in questo caso in particolare, che tra l’altro penso sia la grande bandiera di questo concetto che danza tra antico e moderno. Dal video mi sarei aspettato una coerenza maggiore, un percorso in linea “con i tempi”. Ci rifaremo sul secondo? Vedremo. Intanto buon ascolto a tutti gli amici di BlogMusic.

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