Un esordio che ci era piaciuto particolarmente e che oggi si riconferma per alcuni versi ma per molti altri se ne distacca appena lasciando in bocca quel sapore di evoluzione. Sono i Winter Dies in June, i giovani emiliani che ci avevano conquistato con “The Soft Century” nel 2014 e che oggi pubblicano in autoproduzione questo “Penelope, Sebastian”: un concept dedicato all’uomo, alla donna, all’incontro, ad una Londra un po’ cattedratica, ad un’America assai distesa sulle temperature fredde. Il sound di oggi è privo di riferimenti nostrani e si lascia contaminare di una elettronica ricca di aria e di riflessioni. Bellissimo il video del singolo di lancio “Aeroplanes”. Estetica che disegna.
Il rock dei Winter Dies In June deve molto alle sonorità inglesi o sbaglio?
Abbastanza. Ma anche al pop italiano di metà anni settanta.
Ma nello specifico, musicalmente parlando, siete figli del futuro o del passato?
Difficile essere figli del futuro. Soprattutto in un momento in cui il futuro si rifà solo al passato. Forse Bowie poteva essere figlio del futuro. O Mozart.
E da una fortissima tradizione melodica come quella italiana, come si possono prendere derive così esterofile secondo voi?
La melodia italiana è ben visibile in quasi tutti I nostri pezzi. Il problema è che come ascoltatori siamo troppo abituati alla lingua e il suono della voce. E la lingua e la timbrica finiscono spesso per definire il genere. Se vi cantassi la parte finale di aeroplanes in italiano imitando la timbrica di battisti…sembrerebbe di derivazione italiana.
Cosa significa per voi tornare indietro con una storia? Una semplice tecnica letteraria o qualcosa che ha delle radici più spirituali?
Semplice tecnica letteraria. Ci piacciono le storie. So che in italia vanno poco di moda…tutti sono molto impegnati a fare testi che sono,collage di potenziali status di Facebook
La danza. La forma. L’estetica. La figura. Con la vostra musica che è assai istintiva in un certo senso, come si lega?
Io personalmente amo il ballo. Penso di essere prima ballerino che cantante. Quindi le melodie nascono anche da un movimento del corpo mentre le si canta. Certe vocali producono spostamenti del corpo quando le. canti. Difficile cantare le consonanti. Anche le parti strumentali provenendo dal post rock hanno un afflato onirico e di perdita del se che dà la musica.