Lucinda Williams si esibirà il 19 luglio al Buscadero Day di Pusiano (CO) per presentare dal vivo il suo ultimo lavoro, “The Ghosts of Highway 20.”
La Williams è senza dubbio una delle più apprezzate e carismatiche cantautrici americane in attività, con il suo stile personale in cui convergono influenze blues folk, country e southern rock ed una voce inconfondibile, roca ed espressiva, che si adatta perfettamente sia al rock che al cantautorato.
Abbiamo tutti sentito parlare dell’iconica Route 66, delle luci di Broadway e della Pacific Coast Highway con la sua vista mozzafiato sull’oceano.
Ma ci sono storie e strade ancora sconosciute che si snodano attraverso gli Stati Uniti, come la Interstate 20, che attraversa il paese per più di 1500 miglia, andando dalla South Carolina al Texas, e che forgia le vite di tutti coloro che passano le loro giornate percorrendola.
Lucinda Williams è proprio una di quelle persone, e con il suo ampio e avvolgente The Ghosts of Highway 20 ha deciso di portare alla luce queste storie e di regalare agli ascoltatori un quadro vivido,lucido e incredibilmente realistico su come questa Highway sia stata la strada della sua vita, in senso sia letterale che figurato.
Le 14 canzoni che compongono il disco, intense e coinvolgenti, sono probabilmente il più sentito, profondo e personale lavoro della cantante, in più di 35 anni di carriera.
“E’ letteralmente una mappa della mia vita in molti sensi” racconta. “Ci spostavamo in autobus tra uno show e l’altro e tra una città e l’altra, e continuavo a vedere cose che mi riportavano indietro nel tempo, in luoghi e momenti del mio passato. Come quando abbiamo suonato a Macon, in Georgia, un posto in cui ho vissuto quando avevo 5 o 6 anni. Sono scesa dal bus e sono stata immediatamente trasportata a quando vidi questo cantante di strada, Blind Pearly Brown. E’ stato come se nulla fosse cambiato.
Tutte queste sensazioni hanno iniziato a smuoversi e prendere forma nella mia mente, e le canzoni sono praticamente nate da sole.”
Nello stile narrativo di Lucinda Williams c’è un forte senso della memoria, ma sono le interazioni tra i musicisti ad aggiungere luci e ombre, chiari e scuri, spesso anche all’interno dello stesso passaggio. “Conosco persone che rielaborano molto le loro composizioni, ma questo è uno dei dischi più naturali e immediati su cui abbia mai lavorato” spiega il produttore. “Non ci sono overdubbing, non c’è nessun abbellimento superfluo, ci sono solo i musicisti che suonano e portano letteralmente in vita delle canzoni. E’ stato affascinante vedere come l’intero processo si è sviluppato, e seguire le reazioni di Lucinda. E’ stata un’esperienza di quelle che possono capitare una sola volta nella vita.”
Lucinda Williams ha seguito il suo percorso personale per più di tre decenni, facendosi strada a partire da Lake Charles, Louisiana, dove la sua educazione iconoclasta l’ha aiutata a creare lo stupendo Lucinda Williams (aka The Rough Trade album),il suo album di debutto pubblicato nel 1988 e definito dalla critica “Un lavoro perfetto. Non c’è un singolo accordo, verso, ritmo o inflessione che non raggiunga direttamente il cuore dell’ascoltatore.” Per tutti questi anni la cantautrice ha attraversato il paese, suonando e registrando pezzi che hanno ottenuto una fama immensa e un grande rispetto all’interno dell’industria musicale, come per esempio quella Passionate Kisses che le regala il suo primo Grammy Award, o Car Wheels on a Gravel Road, con cui si aggiudica un secondo Grammy.
Nella sua carriera ci sono anche altri grandi classici come West (2007), e Blessed (2011), che il Los Angeles Times ha definito “un album dinamico, umano, del quale è facile innamorarsi”.
Lucinda attribuisce l’iniezione di vitalità e passione che emerge sempre più chiaramente nei suoi lavori alla presenza di Tom Overby, suo partner nella vita e nella musica, che l’ha sempre incoraggiata a proseguire in direzioni che altrimenti non avrebbe osato esplorare.
Questo processo ha raggiunto il suo apice in The Ghosts of Highway 20: Lucinda qui sperimenta fraseggi e persino una vocalità jazz, alla Van Morrison, e lascia libero di esprimersi anche il suo lato più letterario. Il più grande esempio di questo spirito libero che si è impossessato di della cantante arriva alla fine dell’album, sotto forma di un brano di 13 minuti intitolato “Faith and Grave”. Questa canzone riassume esattamente cos’è per me questo album, spiega l’autrice – “non è una jam, non è un groove, sono semplicemente entrata in una stanza con questi straordinari musicisti ed abbiamo iniziato a suonare. Non avevo idea di cosa avrei fatto esattamente, ma siamo andati avanti e abbiamo proseguito tutti insieme. E’ incredibilmente intenso, così spirituale e così reale. Supera qualsiasi cosa abbia mai fatto, credo, e non vedo l’ora di scoprire cosa sarò in grado di fare in futuro!”